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Gli Sgarbi della televisione

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Il fatto è ormai ben conosciuto: dopo tanto can-can prima della prima (scusate il gioco di parole), ecco arrivare la sospensione del programma di Sgarbi per “dati di ascolto eccessivamente bassi”.

Ma Rai1 per produrre la trasmissione ha investito una certa quantità di denaro pubblico, e parlando così in termini manageriali, l’abolizione in toto del programma, al primo “colpo” di audience, consolida in pratica una perdita secca dell’investimento.

Non è certo un buon affare dal punto di vista gestionale; in termini borsistici equivale alla vendita di tutte le azioni possedute al primo calo del loro valore patito sul mercato…in termini volgari potremmo parlare invece di una enorme “cazzata”.
Non avendo alcuna possibilità di recupero, sfruttando una sempre possibile ripresa del titolo quotato in borsa, o nel caso del programma televisivo, di un aumento dei dati di ascolto relativi alle puntate successive, viene buttato interamente al vento l’iniziale impiego di capitale investito.
Parliamo di soldi della Rai quindi si tratta di denaro pubblico, e l’avventato annullamento della trasmissione, con contestuale perdita del capitale investito, dovrebbe costituire “reato penale”.
Così come dovrebbe configurarsi discriminante, offensivo e moralmente indegno per un organo pubblico come la Rai, trattare come “rifiuti televisividue milioni di telespettatori che hanno scelto quel determinato programma per trascorrere la loro serata canonica, anche nel senso che hanno pagato il canone per vederla.
Spiace per Lorenza Lei, che ci ha appena messo i piedi dentro, ma queste scelte appaiono profondamente stupide, autolesionistiche e prive di senso, se non addirittura illegali per i motivi esposti in precedenza.
Ne può gioire chi odia Sgarbi e chi è schierato politicamente sull’altra sponda, ma nell’ottica di management aziendale questa decisione, che peraltro negli ultimi tempi sembra fare “tendenza” un po’ in tutte le reti, non mostra certo intelligenza gestionale.
Al di là di certe rilevazioni statistiche ufficiali”, alle quali io sinceramente non credo, ritengo che il buon senso debba spingere i test valutativi di un qualsiasi prodotto televisivo almeno a tre/quattro puntate, per poter poi giungere a decisioni tanto drastiche e suicide in termini finanziari.
Cara Rai, Cara Lei, Cari Voi (perché non sappiamo chi c’è veramente dietro la vicenda)….ma non è meglio usare metodi contraccettivi invece di dare vita, per forza e con tanto sforzo, ad un qualcosa da abbattere subito dopo?
Non era meglio evitare la realizzazione del programma invece di farlo abortire con tanto zelo analitico proprio al primo vagito?
E se l’audience fosse in realtà l’alibi ufficiale per certe oscure congiure di palazzo?

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

2 commenti su “Gli Sgarbi della televisione

    Antonella

    (22/05/2011 - 11:17)

    Ho visto della trasmissione di Sgarbi ( o voleva essere uno spettacolo ? ) appena 10 minuti e ti assicuro è stato anche troppo . Mi sono imbattuta nella visione degli spezzoni delle sue escandescenze che lo hanno reso noto , una specie di curricula autoreferente e ti assicuro che rivederle, in un momento storico in cui siamo oltremodo stanchi di assistere al dibattito puramente denigrativo dell’un contro l’altro armato , mi ha creato disgusto e disagio per cui con velocità supersonica sono tornata al web . Si pensa ancora che urlare epiteti ripetitivi , senza neanche più scervellarsi di trovare argomenti seri , incanti e inchiodi ancora la gente alla TV ? Ti dò ragione nel fatto che la RAI essendo un servizio pubblico doveva prima testare il programma , non sono d’accordo sul tuo ragionamento che doveva ancora mandarlo in onda per quei due milioni di spettatori ; meglio perdere che straperdere !

    Sergio Figuccia

    (23/05/2011 - 11:19)

    Mi rendo conto che Sgarbi (sembra proprio il caso di dire “il destino in un cognome”) raccoglie ormai con le sue provocazioni stantie e anacronistiche più dissensi che approvazioni. E’ un personaggio di grande spessore culturale ma anche di eccessiva violenza comunicativa. Con i suoi iniziali interventi televisivi, che risalgono al primo “Maurizio Costanzo show”, ha creato una vera e propria generazione di “opinionisti urlatori” nella televisione moderna, tanto da poter essere considerato una sorte di “caposcuola” nel settore della comunicazione televisiva.
    Tuttavia gli eccessi e i cloni che si sono propagati via etere in questi ultimi anni hanno reso per molti, ma forse per tutti, assolutamente insopportabile questo genere di contegno nevrotico di fronte le telecamere.
    La mia opinione, e probabilmente resta soltanto la mia, però non è forviata dalla intolleranza (che potrei anche condividere) per il presentatore del programma, cerco anzi di dare una valutazione sulla cancellazione dai palinsesti di una qualsiasi trasmissione a prescindere dal conduttore, chiunque esso sia.
    Io non ho visto la trasmissione, che mi è stata descritta come insulsa, aberrante e sguaiata, ma per quanto la “prima” possa essere risultata sgradevole e poco seguita dai telespettatori, ritengo che una seconda o terza programmazione possa essere riveduta e corretta e magari resa più accettabile, considerando soprattutto l’investimento economico ormai varato.
    Sono molti i casi di programmi sospesi troppo presto….ritengo solo, ma che ognuno resti della propria idea, per carità! (non vorrei fare io stesso la figura di Sgarbi imponendo i miei concetti con violenza) che testare un prodotto televisivo prima della sua messa in onda sia un metodo più intelligente, dal punto di vista gestionale, che non il mandare allo sbaraglio una sorta di capro espiatorio sul quale poi il “dio audience” può sparare a piacimento (anzi: a non-piacimento).
    I responsabili delle reti televisive devono assumersi le loro responsabilità, lasciar fare e magari intervenire quando ormai è troppo tardi non dimostra certo grande capacità manageriale.

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