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Circuiti stampati con sorpresa

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Vi è mai capitato di comprare un moderno prodotto tecnologico e di poterlo usare al massimo tre anni?

Tutto ciò che viene immesso sul mercato globale, e che non abbia caratteristiche alimentari (ma forse in futuro anche questa categoria mangereccia potrebbe rientrare in questa classe di prodotti, come una sorta di OGM biomagnetico) contiene ormai componentistica elettronica.

Vuoi che si tratti di elettrodomestici, di apparecchiature informatiche, di veicoli per il trasporto, di articoli foto-audio-video, di creazioni destinate alla comunicazione e alla trasmissione ecc. ecc., tutto ormai racchiude almeno un piccolo elemento elettronico.

Può essere un chip, un circuito stampato, un qualsivoglia dannato marchingegno piccolissimo che non vediamo, non conosciamo e, soprattutto, non sappiamo che funzione possa svolgere all’interno del prodotto che abbiamo acquistato.

Se ne sta lì, in agguato, senza dare segni di vita a noi che, utilizzando il congegno come una sorta di scatola nera (n.d.a.: la scatola nera non è solo l’apparato montato sugli aeromobili, ma anche, per convenzione, quell’aggeggio che sappiamo utilizzare bene ma di cui non conosciamo del tutto, o in parte, l’effettiva funzionalità), non sappiamo che una bomba a tempo porterà in crash il sistema in un tempo che…..stranamente sembra coincidere per tutti in circa tre anni.

 

In un’epoca basata sul consumo sfrenato, sugli acquisti facili e reiterati nel tempo, sull’uso smodato di tecnologia sofisticata e spesso inutile e duplicata (se non triplicata o quadruplicata, basti pensare a quanti cellulari abbiamo comprato negli ultimi anni per la nostra famiglia) le aziende che costruiscono prodotti elettronici o elettronicizzati, devono necessariamente cercare di vendere a più non posso, e come potrebbero farlo se le loro opere durassero troppo nel tempo?

 

Chi produce per esempio frigoriferi, come potrebbe mantenere i ritmi di vendita della concorrenza sul mercato (che qualche cornuto ha stabilito debba essere per forza globale) se tutti i loro manufatti durassero nelle case dei clienti quanto duravano i primi frigoriferi?

Chi ha avuto in casa un frigo “Fiat” o “Zoppas” o “Bosch”, acquistato negli anni ‘50 /’60 del secolo scorso, se lo ritrova probabilmente ancora funzionante dopo sessanta anni o è stato costretto a buttarlo malinconicamente solo di recente. 

Acquistando invece un frigo nuovo di zecca si va incontro a due possibilità: o si paga un occhio della testa per un modello di altissima manifattura con una copertura assicurativa che raddoppia la garanzia, o il frigo si scassa dopo i fatidici tre anni.

 

Forse è una leggenda metropolitana, forse chi sta scrivendo soffre di mania di persecuzione, forse sarà solo una coincidenza che il fenomenodei tre anni” si ripeta per tutti gli apparecchi in giro per l’Italia, forse è solo casualità che le garanzie di quasi tutti i prodotti moderni scadano al compimento di tre anni di utilizzo del prodotto, ma sta di fatto che sono altissime le probabilità che la spiegazione di tutto questo sia legata ad una possibile consolidata prassi dei costruttori di nascondere nei circuiti dei propri prodotti una sorta di timer che faccia andare in tilt le apparecchiature dopo un periodo tarato all’incirca 3 anni….tanto, chi se ne può accorgere?

 

Attenzione dunque, quando comprate qualcosa registratevi la data di acquisto; se è vero che dentro il vostro apparecchio c’è un Pacman, come quello del famoso video gioco degli anni 70, più vivo che mai, che inizierà ad agire come Terminator dopo 3 anni, segnalatelo a “Striscia la Protesta”, si potrebbe anche avviare una class-action, ma solo se ben documentata….ricordiamoci che abbiamo di fronte le multinazionali che ci stanno spremendo come limoni.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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