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Il destino degli scrittori spennati

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Il colmo per uno scrittore, che non può lavorare senza la penna, è proprio quello di finire “spennato“.

Ma nel gioco di parole è compresa anche la versione della stessa frase presa “alla lettera”, cioè: il peggiore destino per uno scrittore, sfruttato economicamente da certi editori senza scrupoli, è quello di rimetterci i soldi (le penne), ma anche la voglia di scrivere (la penna).

Da qualche decennio proliferano negli ambienti letterari particolari agenzie editoriali che, non intendono assumersi, neanche parzialmente, il cosiddetto “rischio di impresa” e riversano di conseguenza, sui malcapitati autori che bussano alla loro porta, tutte le spese di stampa, distribuzione e propaganda relative alle pubblicazioni dei loro libri.

E non solo! Le più implacabili fanno persino business sulle spalle dello scrittore con una serie di altre spese, non ultime quelle “di segreteria” e di “editing“, che realizzano un discreto introito ancora prima della pubblicazione del libro; a quel punto all’editore (chiamiamolo ancora così per convenzione) non occorre neanche distribuire il libro, anche perché, se lo facesse, andrebbe incontro a costi “aggiuntivi”, senza alcuna certezza di recupero con vendite che potrebbero anche non verificarsi.

Così il libro viene stampato in un numero di copie molto limitato per illudere l’autore sull’avvenuta pubblicazione del suo lavoro, e il prodotto restante finisce al macero o negli archivi polverosi della casa editrice.

Questa tecnica, che poi è una truffa bella e buona, in America ha sortito grandi “successi” fra gli editori del luogo ed è stata nominata “Vanity press“, offendendo peraltro anche gli autori che cadono nel tranello perché fa riferimento alle ambizioni degli scrittori che così risultano “cornuti e mazziati“.

È un miserabile mercato sommerso che ha attecchito anche in Italia; ma nel nostro paese, dove l’arroganza non ha limiti, alcune case editrici a pagamento si sono perfino presentate pubblicamente all’ultimo salone del libro di Torino, spiegando in una lunga conferenza stampa le motivazioni che portano le loro rispettive organizzazioni a richiedere contributi economici agli autori. E qui … via alle scuse più incredibili per giustificare l’ingiustificabile.

La realtà delle cose è che le case editrici più serie non richiedono soldi agli autori ritenuti validi, né per le spese di distribuzione, né per le spese di editing, né per le spese pubblicitarie, tutto rientra nel rischio di impresa … e chi non rischia non fa impresa e non fa gli interessi degli autori.

Tuttavia non è neanche “serio” per una casa editrice (per non fare nomi: Mondadori) trincerarsi dietro il postulato “non pubblico opere di autori sconosciuti”, per poi smentirsi biecamente con l’uscita sul mercato di libri con firme mai viste o sentite, ma supportate da “consiglieri” di dubbia valenza e di occulta provenienza (le solite raccomandazioni).

Il povero autore, che incappa in un editore-speculatore (così evitiamo di offendere la vittima della truffa appellandoci alla sua “vanità”), si trova magari anche additato per “flop” perché il suo primo libro non si è venduto…..certo!  Ma se non è stato neanche distribuito!

E poi, se non adeguatamente pubblicizzato nei canali specifici, come fa il lettore a sapere che è uscita quella determinata opera? E come si fa a dire che il libro non è piaciuto al pubblico se non è stato neanche letto?

Come si fa a giudicare senza conoscere?

Insomma per chi ritiene di poter scrivere un libro la strada è tutta in salita.

Io, per poter raccontare tutto questo, sono passato in prima persona per questo limbo, ma con gli occhi bene aperti; ho conosciuto diversi  speculeditori, come li chiamo io, ma li ho mandati a stampare a quel paese, ho conosciuto qualche piccola casa editrice che mi ha chiesto solo di effettuare un editing preventivo anche privatamente (e questo potrebbe essere anche accettabile), ho conosciuto una nuova casa che mi ha permesso senza alcuna spesa la pubblicazione di due miei lavori sia in formato cartaceo che in formato e-book e e-pub (per tablet e pc), ma ho conosciuto soprattutto i siti internet di self-publishing (lulu.com e ilmiolibro.it) che permettono ad ogni autore di diventare editore di se stesso al costo minimo di una sola copia del proprio libro.

Giovani scrittori in erba o appassionati in cerca di gloria per le proprie storie (meglio non per se stessi), aprite gli occhi e state attenti alla truffa che vi aspetta dietro l’angolo, ma non rinunciate mai al grande piacere che può dare la possibilità di creare e comunicare…non fatevi “spennare”.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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