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Gli “onorevoli” mega dirigenti

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Aristotele: “La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli”. Un individuo era ed è degno se il prestigio ed il rispetto gli è dovuto per la sua “persona” e non per la funzione che riveste.
Nell’antichità era già chiaro che il sentimento del proprio valore sociale, come complesso delle doti morali, intellettuali, fisiche che l’individuo attribuiva a se stesso, la stima di cui avesse goduto tra i consociati, in una
parola, la sua reputazione, la sua “onorabilità” doveva essere meritata.

Einstein più recentemente ricordava che nella vita bisognava diventare non uomini “di successo”, ma piuttosto uomini di “valore” perché il decoro, il rispetto non nasceva dal successo di per sé effimero, ma dal valore dell’uomo.

Quando un mega dirigente guadagna cento volte di più di un impiegato bisogna chiedersi: “Ma lavora 100 volte di più?”. Oppure: “ Ma è 100 volte più onorevole ?”. I mega dirigenti meritano tutti questi onori? Non c’è nessuna proporzione.

Quello che è ancora più triste è che nonostante abbiano lavorato in modo poco “lungimirante” (l’eufemismo è puramente voluto) guadagnano “benserviti” da record.

Spesso si dice con un’esagerazione: “È stato pagato a peso d’oro!”. Se moltiplichiamo il peso medio di un dirigente ( kilogrammi 90 = 90000 grammi) per il costo di un grammo d’oro (40 euro. 90000 x 40 =
3.600.000,00 euro) ci rendiamo conto che la realtà ha superato la fantasia!

Ma non è finita qui! Chiedono “sacrifici” a chi ha uno stipendio che nel mondo è al ventesimo posto (dati Censis) contro una “prebenda” (=beneficio ecclesiale senza cura d’anime) del mega dirigente che è ai primissimi posti al mondo!

Perché scriviamo che non si “curano delle anime”? Perché le loro prebende le paghiamo noi, perché “loro” per accontentare gli azionisti con maggiori utili e dividendi tagliano sui costi, (ma non quelli “loro”: palazzi di rappresentanza, aerei, auto, alberghi, ristoranti di lusso), mandando a casa le persone, le “incentivano” a dimettersi, diminuiscono le guardie armate con la più economica videosorveglianza (altri licenziamenti), esternalizzano servizi, “contengono” le promozioni, gli inquadramenti, l’assistenza sanitaria e previdenziale.

Il Censis denuncia che ormai le famiglie italiane sono costrette a risparmiare anche sul cibo quotidiano. Non è un mistero che noi con i buoni pasto facciamo la spesa!

Con cinque euro al giorno possiamo così comprare un litro di latte, un chilo di pane e un chilo di frutta (mele bacate). Sabato e domenica però niente buono pasto niente spesa, “aggiungi un posto a tavola” nella tavola del mega dirigente…
Sempre il Censis fa notare che chi è stato assunto in questo millennio ed andrà in pensione verosimilmente dopo il 2050, percepirà una pensione di circa 1000 euro! Pur riconoscendo una difficoltà di previsione così a lungo termine, il Censis, non essendo una maga fattucchiera, deve fare riflettere gli “onorevoli” banchieri.
Per quanto riguarda le prebende degli “onorevoli” mega dirigenti bancari italiani è intervenuta, persino, la Comunità Europea perché l’Italia non ha ancora attuato le nuove norme europee sul tema. Infatti, è prescritto un giro di vite agli stipendi e bonus, tanto che è intervenuto autorevolmente il capo dello Stato Giorgio Napolitano che auspica un “più sollecito recepimento della direttiva europea sulla dirigenza bancaria”.

Si tratta della terza Capita Requirement Directive, quella in cui si fissano anche i nuovi requisiti di capitale delle banche, per rafforzarne il loro patrimonio e renderle più resistenti agli shock finanziari.

“Era necessario recepire questa direttiva puntualmente e integralmente”, sottolinea Bruxelles, “perché mira a garantire solidità finanziaria a banche e imprese di investimento e ad evitare l’assunzione di rischi eccessivi. Anche
quelli favoriti da prassi remunerative perverse e mal concepite.”

Eppure, nonostante questo, persistono con le loro facce di bronzo, come se giocassero all’ormai, purtroppo, famoso “Plan Social”, gioco di società con le carte, dove la tua azienda “vince”se taglia il costo del lavoro, senza necessità di cambiare strategie di prodotto, né di ridurre il reddito del management e degli azionisti, con l’obiettivo principale di liberarsi di tutto il personale, di razionalizzare la produzione e la distribuzione.

Chi si libera al più presto della sua “massa salariale”, vince la partita. I motivi per procedere con forzati “esuberi” sono drammatici: malattie, infortuni, vicinanza al pensionamento, contratti a tempo, appalti e forniture. La casa produttrice, dopo le inevitabili polemiche, ha dichiarato di volere in realtà denunciare le pratiche ricorrenti di riorganizzazione e licenziamenti, di “palesare” a tutti come imprenditori e manager possono diventare “indifferenti davanti alle tragedie che le loro decisioni provocano”.

Sì, è proprio vero per alcuni “la vita è un gioco”, ma, specularmente altri, tanti, troppi si stanno giocando la vita.

Autore dell'articolo: Giuseppe Angelini

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