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Simoncelli ed altre vittime

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In merito alla morte del giovane pilota motociclistico Simoncelli, molti hanno sottolineato, in diverse forme e maniere (articoli sui giornali, blog, face book, talk-show) ma con contenuti molto simili) che “ Ogni giorno, ci sono giovani sottopagati (in nero) che perdono la vita cadendo dalle impalcature senza sicurezza dei cantieri edili. Niente diretta TV per i loro funerali. Niente rombi di moto, niente podi”.

Volevo porre alla vostra attenzione che questi (corretti, per certi versi) paragoni, non possono essere “liquidati” senza una breve riflessione. Pur comprendendo un certo “dispiacere” dall’“esaltazione” della morte per alcuni individui rispetto ad altri, dobbiamo “ragionare” sul significato di questi “idoli”, perché alla fine di questo si tratta. Idolo, nel linguaggio corrente designa una persona, un personaggio, che viene rivestito della carica di modello da determinati individui, oppure da parte di quella che viene definita e si autodefinisce popolazione, o da elementi d’una così definita, “generazione”. Pensiamo alle star del cinema ( James Dean), della musica (come Elvis Presley), del calcio (Maradona). L’idolatria non conosce ceti sociali, generalmente è molto “democratica”, coinvolge tutti, anche gli “ambienti più elevati”, (pensiamo al pubblico eterogeneo che frequenta lo stadio: uomini, donne, ragazzi, operai ed imprenditori, giovani ed anziani, laureati e diplomati). Tutti provano davanti ai loro “idoli” un senso di “bellezza estetica” (sia essa acustica, come nella musica o visiva come al cinema), un sentimento, addirittura, una “commozione” (chi non si commuove davanti ad una recitazione di un dramma teatrale del nostro attore preferito?). Non si tratta più, quindi, di un apprezzamento estetico ma di una “comunione di sentimenti” interiore. Quando il nostro idolo ci lascia, ci abbandona, “muore”, diventa un simbolo, eterno…

Anch’io mi sono molto dispiaciuto quando la collega per raggiungere il posto di lavoro è morta, perché le strade, soprattutto al sud, sono pessime. Anch’io avrei voluto prendere a pugni il mondo intero, perché una giovane vita ci lasciava per un tozzo di pane (perché i pendolari altrimenti non farebbero, appunto, i pendolari ), per “sfuggire” dalla fame. Anch’io ho pensato poteva succedere anche a me…Eppure per un altro incidente stradale, per sfuggire alla “notorietà”, per sfuggire dalla “fama”, dai paparazzi, il funerale di Lady Diana è andato in mondovisione…

Tutti, che ci piaccia o no, abbiamo degli idoli e il dolore individuale, per la perdita dell’idolo, diventa “fenomeno sociale”. Questa è la vita, non possiamo farci nulla, ci saranno sempre “lutti” diversi…

Autore dell'articolo: Giuseppe Angelini

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