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La crisi colpisce anche i cinesi … ben gli sta

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La guerra è guerra per tutti. Così questa guerra, che stiamo vivendo dalla seconda metà di questo 2011, e che può essere considerata la terza guerra mondiale (combattuta con la nuova armaeconomico-finanziaria”), alla fine ha toccato anche la Cina e tutti i paesi asiatici emergenti.

 Già da qualche giorno si segnalano scioperi e rivolte di grandi gruppi di lavoratori, soprattutto cinesi, contro gli imprenditori locali che non riescono più a pagare gli stipendi.

Il problema per l’Asia sembra essere nato in Cina, ma i media hanno comunicato che arrivano sempre meno soldi dall’Europa e dall’America anche in Corea, Singapore, Taiwan, Vietnam, Giappone e persino a Shanghai, e che la mano d’opera locale rivendica il diritto a poter lavorare con dignità e con uno stipendio sicuro. 

Da troppo tempo infatti i lavoratori asiatici non percepiscono i salari con regolarità, restando sempre soggetti a turni e orari di lavoro spesso disumani.

Così la Cina, che sta distruggendo tutti i mercati mondiali con l’invasione (autorizzata masochisticamente dai maggiori Stati del pianeta) da oggi dovrà lottare contro gli scioperi dei propri lavoratori per l’insolvenza dei paesi europei, ma anche dell’America, causata da una crisi globale, peraltro innescata forse proprio da speculatori asiatici.

La guerra combattuta a colpi di “pil”, “spread”, “bund”, “bond”, “default”, “btp”, “rating” e di indici MIB, NASDAQ, FTSE ecc. ecc., tutte sigle che se la possono giocare con i nomi dei missili Cruise, Typhoon, Patriot, Dongfeng, conosciuti nelle guerre tradizionali combattute sino ad oggi, è così arrivata anche in Cina facendo nascere, fra l’altro, anche il primo sindacato dei lavoratori che ora il governo cinese dovrà cercare di far sparire, come ha fatto in tutte le precedenti reazioni popolari.

Ora però il nemico ce l’ha dentro.

La Cina ha vinto la sua battaglia economica conquistando tutti i mercati del mondo, ma è stata una vittoria di Pirro, ora il boomerang della crisi gli sta tornando addosso e potrebbe perdere la guerra.

Ha imposto i propri prodotti (spesso di scadente qualità) a tutto il pianeta, facendo fallire aziende storiche, facendo perdere milioni di posti di lavoro ad europei e americani, inquinando i mercati con materiali tossici e pericolosi, sfruttando la propria manovalanza con metodi schiavisti (e concedendo un cattivo esempio a manager occidentali di scarsa moralità professionale)…da oggi dovrà pagare il “dazio” per tutto questo.

Quel dazio che il nostro paese non vuol più fare pagare ai paesi stranieri che ci invadono con la loro “roba”, con la conseguente chiusura delle fabbriche italiane, sarà pagato in forma diversa da Cina & C. … non abbiamo più i soldi per pagarvi … non è per razzismo, ma solo per povertà … purtroppo siamo costretti a dirvi: tornatevene al paesello.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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