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I nazionalismi sono l’anima di ogni cultura popolare

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Guai se un popolo dovesse perdere la propria anima!
Guai se un uomo dovesse disamorarsi della propria terra affezionandosi a culture a lui totalmente estranee!

Beppe Grillo, nella sua ultima “uscita” pubblica, ha fatto rilevare che proprio le tanto osannate Olimpiadi di Londra, così come tutte le Olimpiadi in genere, sono la esaltazione dei nazionalismi.
Vero! Verissimo! Ma non ritengo che questa dichiarazione possa essere una critica negativa all’evento sportivo per eccellenza, anzi è forse l’esatto contrario.
Probabilmente il Grillo nazionale voleva rimarcare il forte richiamo patriottico che solo una competizione di stampo planetario, come appunto una Olimpiade, può far esplodere nelle anime degli atleti e degli spettatori in tutto il mondo.

La solita politica italiana deviata, in combutta con certa solita stampa sporca e strumentale, per questa frase ha invece “bollato” il comico genovese come qualunquista e portatore sano di spirito antisportivo.  Non credo sia così, non credo che Grillo avesse voluto criticare l’amore di ciascuno di noi per il proprio paese di origine.

Ben vengano i nazionalismi quando sono espressione corretta dei valori tipici ed esclusivi di una terra, quando rappresentano il patrimonio culturale e spirituale di una intera collettività o di una precisa etnia che si presenta al resto del mondo con una propria bandiera che ne raffigura il suggestivo simbolo.  Non una essenza contro le altre, ma un’anima che vuole (e deve) manifestarsi in tutta la sua dignità esistenziale; magari, come nel caso dello sport, tentare di competere in capacità fisiche e mentali con altre analoghe realtà, ma senza utilizzare mai i mezzi infami dell’odio e della violenza.

È stato meraviglioso vedere Daniele Molmenti (medaglia d’oro nel K1) battersi il cuore con la bandiera dell’Italia in mano, ci ha commosso Jessica Rossi (medaglia d’oro nel tiro al volo) quando ha cantato a squarciagola l’Inno di Mameli con la gioia stampata sul volto.
E così è stato per tutti i vincitori, sia italiani che non, quando sul gradino più alto del podio hanno assistito all’innalzarsi della “loro bandiera” avvolta dalle note dei rispettivi inni nazionali.
“Evviva” quindi per i nazionalismi, “evviva” la cultura popolare, viva la voglia di rappresentare una collettività, sempre che questo avvenga nel rispetto di tutte le altre.

Questo dimostra, ancora una volta e sempre che ce ne sia ancora bisogno, che riunire forzatamente tante nazioni sotto una unica “insegnanon ècosa buona e giusta“, a maggior ragione quando questa unione sia più di stampo economico che politico …. prevalgono sempre i fattori nazionalistici che in questo caso hanno inevitabilmente effetti disgreganti (vedere in primis Merkel e Sarcozy quando era ancora nel suo ruolo di leader della Francia).

Questo tipo di collettività, invece, potrebbe funzionare puntando a dare all’aggregazione di Nazioni caratteristiche di comunità di intenti, pur mantenendo in ogni singola componente la propria dignità territoriale, il proprio mercato interno, la propria autonomia valutaria, il proprio auto-governo ecc. ecc. … mai mettere sotto i piedi della fatidica “Unione” gli interessi specifici e i patrimoni culturali e storici dei vari membri.

Pensate se alle Olimpiadi di Londra si fossero presentate 27 nazioni del vecchio continente con un nome solo e sotto una unica bandiera blu piena di stelle gialle.
UE!!! … Ma siamo pazzi?

 

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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