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The italian candidate

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Francesco M. Scorsone, un nostro amico e lettore, ci ha inviato una sua riflessione sulla rielezione di Barack Obama che sembra proprio essere il naturale seguito del precedente articolo del 3 novembre u.s. di “Striscia la Protesta”.Riportiamo dunque, qui di seguito, l’interessante considerazione peraltro pubblicata da Francesco Marcello sul suo blog personale.

” Questa mattina ho ascoltato il discorso del presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama.

Non ha avuto bisogno che qualcuno gli scrivesse cosa dire.

Obama ha fatto sua la grande platea del McCormick Center di Chicago parlando a braccio. Un discorso appassionato, forte, coinvolgente. Non ha dimenticato nessuno: la guerra, la riforma sanitaria, le sciagure climatiche, i bambini ammalati di leucemia, l’economia, i poveri, la crisi economica, la dipendenza dal petrolio, i tanti figli americani morti in Iraq, in Afganistan e in tutti i teatri di guerra di tutto il mondo.

E ancora il terrorista Osama Bin Laden che tanti lutti ha inferto agli americani. I fratelli bianchi e neri,  i portoricani,  gli ispanici, gli asiatici, e tutti popoli che hanno fatto grande l’America ma soprattutto i “Padri fondatori” di questo grande paese che hanno dato la vita per la crescita della nazione americana.

Un discorso che non aveva niente del vincitore.

Un discorso senza retorica.

Un discorso senza trionfalismi.

Un discorso di chi ama veramente il proprio paese.

Un discorso che mi piacerebbe aver sentito pronunciare una sola volta da qualsiasi nostro Presidente della Repubblica Italiana;

o Primo Ministro

o Governatore regionale

o Ministro di questa Repubblica

o da qualunque senatore o deputato nazionale.

Niente,  solo colpevoli silenzi. Tutti a vantarsi  per le vittorie di Pirro o a piangere per le disaffezioni degli elettori.

Mai un riconoscimento alle classi più deboli. La farsa del Governo e di un suo ministro sugli ammalati di sla è l’ennesima bestemmia nel nome del risparmio e dell’arroganza del ruolo.

È semplicemente ridicolo pensare che con molta probabilità stanno apportando alla nostra manovra finanziaria per “fregarci meglio”  i dovuti accorgimenti per non far pesare il costo della manovra agli ammalati. Un parlamento che si permette di disquisire su queste cose senza pensare per un attimo a un taglio del loro inspiegabile grasso e inutile stipendio che paga anche l’ammalato terminale per le loro vacanze, ma che paese è?

Un paese che ama autocelebrarsi per cazzate come la vittoria di una partita di pallone.  

Un paese che ha sulla coscienza 52 morti per una guerra che non vuole.

Un paese che tiene nelle casseforti delle banche milioni di euro di cittadini i quali li hanno donati per la ricostruzione del terremoto dell’Aquila o dell’Emilia ma che cazzo di paese è?

Scusate ma a star zitto oggi proprio no.

 07.11.2012   Francesco M. Scorsone

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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