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L’Anti-Europa Unita, anche la protesta è diventata europea

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Quella che vedete qui in alto è la foto dell’ingresso della metropolitana di Madrid pubblicata da El Pais all’inizio di questa settimana.  Sembra di rivedere una delle tristissime immagini di un paese sotto controllo militare (es: Governo dei Colonnelli in Grecia), o un momento di quotidianità di un regime dittatoriale, magari sudamericano (es: Autoritarismo di Augusto Pinochet in Cile).

Siamo invece in quella che doveva essere la civilissima Europa-Unitama unita da che?   Dal soffocante iper-controllo economico di pochi esaltati politicanti istituitisi nei vertici comunitari con le più oscure (e in certi casi neppure tanto) magagne, per poi dimostrare a tutto il mondo la loro totale impreparazione a reggere le fila di una unione economica che non poteva funzionare sin dalla suo concepimento in quel maledetto 7 febbraio 1992 a Maastricht.

I parametri stabiliti con tanta approssimazione e rigidità 20 anni fa si sono rivelati completamente improponibili, né i sottoscrittori di “cotanto trattato” potevano avere la “palla di vetro” con la quale poter tarare i loro termini di valutazione di una economia troppo lontana nel tempo per poter essere pianificata con tanto anticipo.

Quindi oggi, e già da oltre due anni, tutti i cittadini europei vengono costretti quotidianamente a subire sempre le stesse stupidissime considerazioni di alcuni burocrati che stanno finendo per somigliare sempre più a un manipolo di strozzini senza alcuna capacità di correggere uno stato di fatto destinato forse alla irreversibilità.

Occorrerebbe “aggiustare il tiro”, lavorare proprio su quei famosi parametri economico-temporali tarandoli sulle odierne necessità dei singoli stati europei; gli “incapaci” invece continuano a riunirsi periodicamente, a farsi fotografare sorridenti (alla faccia nostra), a “sparare” le loro solite raffiche di frasi fatte e reiterate fino alla nausea, a rimandare i cosiddetti “aiuti” salva-stati (in realtà prestiti a usura affossa-stati), a fare viaggiare sulle montagne russe le borse internazionali, e soprattutto a esercitare i loro personalissimi “nazionalismi” (vedere principalmente la Merkel), totalmente anacronistici per una comunità economica come quella entrata in vigore il 1° novembre del 1993, ma mai effettivamente realizzatasi.

Ora il malcontento della “gente europea” ha superato gli argini e sta tracimando dappertutto.   Nella giornata di ieri (14 novembre)  le manifestazioni contro l’austerity, ma sostanzialmente contro tutte le attuali politiche europee, si sono estese a tutti i paesi membri, ed è la prima volta in assoluto.   Hanno protestato, magari solo per solidarietà – ma anche questo è un segno emblematico – , persino gli stati meno coinvolti nelle angherie comunitarie.

Ovviamente i politici europeisti, soprattutto quelli che stanno causando questo finimondo, puntano il dito sulla “incivile violenza” evidenziata durante le manifestazioni, sulle eccessive tensioni esibite dai dimostranti … ma la rabbia, col passare del tempo, sarà sempre più difficile da contenere, e se di violenza vogliamo parlare occorre precisare che si tratta di analoga crudeltà anche quella perpetrata dalla EU nei confronti delle nazioni continentali (Grecia, Spagna, Portogallo, Italia ecc.) più a disaggio con quei dannati parametri e con il continuo strozzinaggio del Parlamento di Strasburgo.

E poi … se occorre l’Austerity, che si cominci proprio con i soldi buttati al vento per sovvenzionare le tasche di  754  eurodeputati, con la limitazione alle continue infruttuose riunioni delle commissioni parlamentari di Bruxelles, con i fondi stanziati per progetti socialmente inutili e destinati in realtà a ben precise società, magari in qualche modo collegate proprio agli stessi promotori di alto profilo europeo. 

Insomma la revisione di spesa deve partire dal vertice e scendere a cascata su tutti i membri della comunità, non partire dal basso, dagli ultimi mattoni che già reggono il peso dell’intera “piramide”, proprio come sta facendo in casa nostra il signor Monti.

Che gli euro-governanti stiano attenti!

Queste manifestazioni di piazza sono un segnale pericoloso, da non sottovalutare con le solite congetture di infiltrazioni di facinorosi. Lo sdegno sta diventando effettivo fenomeno globale e fra poco potrebbe evolversi in elemento storico incontenibile.

Dobbiamo arrivare per forza al “punto di non ritorno”?

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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