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11 settembre, attentato ai bancari

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L’ 11 settembre, dal 2001, continua a essere purtroppo proprio una data fatidica, e quando non ci si mette al-Qaeda gli attentati alla società civile arrivano dall’interno della nostra stessa collettività, ormai incapace di gestire una crisi economica che spesso appare anche strumentale e pretestuosa.

Così nel 2013 l’attentato ai lavoratori nostrani l’ha programmato l’A.B.I., l’Associazione Bancaria Italiana, proprio con la riunione del comitato esecutivo dello scorso 11 settembre durante la quale è stato deciso (pare all’unanimità) di adottare la linea dura contro il costo del lavoro e, di conseguenza, contro i lavoratori del settore, da “espellere” a decine di migliaia dalle aziende con prepensionamenti obbligatori se non, addirittura, tramite l’utilizzo della cassa integrazione.

E l’attentato è stato alla fine concretizzato con la disdetta anticipata e unilaterale (ovviamente da parte ABI) del contratto nazionale di lavoro ufficializzata lunedì 16/9.

Le banche italiane puntano quindi su circa 35.000 lavoratori da mandare via con “alchimie” aggressive e sconsiderate, che vanno peraltro in totale controtendenza rispetto alle politiche governative, “imposte” anche da quell’unione europea che sembra “godere” nell’infliggere paletti e vincoli sui propri stati membri che contano meno (come appunto l’Italia).

Così, mentre per l’infernale unione europea, e quindi anche per i ruffiani e disossati governi italiani precedenti, in Italia i lavoratori dovrebbero andare in pensione solo dopo aver sofffffiato, senza la dentiera, su 70 candeline, per l’ABI occorre mandare via, da subito, i dipendenti con “appena” 55 anni di età anagrafica e almeno 30 di contribuzione. (pensate che dal 2018 si potrà andare in quiescenza con non meno di 43 anni di contribuzione). Ma la cosa più grave, da parte dei banchieri, è l’ostinazione dimostrata nel non voler utilizzare l’ammortizzatore sociale di categoria, chiamato “Fondo di Solidarietà”, permettendo alla fornero, nel recente passato, di “massacrarlo”  per poter coprire (con i soldi delle singole banche) la sua mastodontica “cazzata” inflitta agli esodati (ormai celebre in tutto il mondo).

L’Italia è ormai affetta da schizofrenia operativa: si fa tutto e il contrario di tutto, si ritiene corretta una certa linea di condotta, ma contemporaneamente si trama per raggiungere obiettivi opposti.

Non ci sono soldi in cassa e si eleggono 4 nuovi senatori a vita, non si possono pagare le pensioni minime e si elargiscono pensioni mensili superiori a 50 o 60 mila euro (c’è anche chi ne percepisce oltre 90.000, sempre mensili si intende)… siamo quindi totalmente in preda alla pazzia.

Così, da un lato, si dovrebbe lavorare fino a 67 anni, dall’altro, a 55, l’ABI vorrebbe dare un calcio in culo ai suoi impiegati per lasciarli in sospeso in pieno volo (esodati) e poi farli ricadere pesantemente a terra con pensioni penalizzanti e anch’esse terra-terra.

Ma che non si tocchino i dirigenti e gli amministratori delegati! In questi casi i costi per le banche vanno benissimo, anche se da solo un cosiddetto “manager”, che chiude il suo rapporto di lavoro, si “succhia”  un TFR plurimilionario che potrebbe fare raddrizzare i bilanci di tantissime aziende in rosso. Stiamo parlando di “semi-dei”, a loro non deve essere torto un capello, perbacco!

Nelle banche, ma non solo lì, i dirigenti devono continuare a divorare denaro senza soluzioni di continuità, mentre le colpe delle cattive gestioni DEVONO ricadere per forza solo sulla classe impiegatizia.

Così l’11 settembre di quest’anno ha visto la nascita dell’ennesima “sceneggiata” fra datori di lavoro (l’A.B.I.) e i sindacati di categoria.

–     primo atto: la “rottura” (in tutti i sensi) degli accordi pregressi da parte datoriale;

–     secondo atto: le minacce di scioperi da parte dei sindacati dei lavoratori;

–     terzo atto: la effettiva realizzazione dei ventilati scioperi dopo le assemblee dei lavoratori;

–     quarto atto: le trattative attorno al tavolo, che si interromperanno periodicamente per fare un po’ di “spettacolo pirotecnico” (che dopo tanti anni di repliche è ormai stantio, per non dire patetico) e buttare così un po’ di fumo sugli occhi dell’opinione pubblica.

–      il finale vedrà i sindacati trionfanti per aver “scippato” all’A.B.I. qualche punto a proprio favore, e l’A.B.I. soddisfatta per aver “mostrato i muscoli” ed esercitato il suo solito idiota “potere” oppressivo sui sindacati e soprattutto sui lavoratori.  Entrambi addiverranno nel giro di qualche mese a un accordo che si sarebbe potuto ottenere molto prima con un po’ di buon senso e senza plateali attentati e colpi di cannone … Il figlio della prepotenza è più brutto del figlio dell’armonia e, soprattutto è scemo.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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