A Palermo piste ciclabili, ma non ciclate

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Edoardo Saporetti  ci ripropone un vecchio problema del traffico a Palermo legato alla circolazione ciclistica organizzata malissimo.

In particolare ci scrive: “Sicuramente in molti si saranno domandati chi è stato quel “burlone” che ha predisposto e messo in atto i percorsi delle piste ciclabili a Palermo. Ma qualcuno ha mai indagato sull’assurdo utilizzo dei fondi  necessari a questa inutile opera pubblica? La soluzione sarebbe semplice: fare rimborsare ai responsabili di questo scempio quanto malamente speso e organizzare delle piste ciclabili degne d’una città che vorrebbe sentirsi europea”.

Certo il totale fallimento delle piste ciclabili a Palermo è ormai assodato, ma, come si può vedere dalle foto in alto, non è solo il risultato di interventi istituzionali mal coordinati e mal concepiti.  E’ certamente vero che i progetti di queste opere non sono stati studiati per integrarsi bene nelle infrastrutture cittadine, quindi i percorsi sono spesso interrotti o da alberi inclinati, da cassonetti per i rifiuti e magari anche da edicole precedentemente autorizzate a occupare gli spazi urbani, e solo successivamente destinati alle corsie ciclabili disegnate sui marciapiedi.   Ma è pur vero che l’inciviltà di alcuni cittadini è servita da “accelerante” nel rendere inutili queste opere e conseguentemente a far risultare “malamente spesi” i fondi (anche europei) utilizzati al riguardo.

Troppo spesso infatti le corsie sono intasate da rifiuti buttati a terra, fuori dai relativi contenitori, e da auto posteggiate sui marciapiedi o appena sotto gli stessi, giusto nei tratti di discontinuità che obbligano i ciclisti a scendere sulla strada.

Le colpe sono dunque equamente da dividere fra le istituzioni e la cittadinanza (quella meno civile ovviamente), ma è anche da tenere presente che l’utilizzo delle bici a Palermo non è così particolarmente diffuso da motivare interventi tanto onerosi ed estesi sul territorio.

Vi sono zone (es.: via Francesco Crispi – zona porto, via Venere – zona Mondello, via Libertà ecc. ecc.) dove trovare un ciclista che percorra tranquillamente con la sua bici una delle piste predisposte proprio per lui sembra roba da fantascienza. E la cosa non è cambiata nel tempo, perché è l’indole stessa del palermitano (poco propenso agli sforzi fisici solo per spostarsi) che spinge i nostri concittadini a utilizzare piuttosto l’autovettura o il motorino (quest’ultimo il veicolo più diffuso nell’intera provincia).  Questo fenomeno parte da lontano nel tempo, ricordate le “lotte”, nei primissimi anni ’90, con l’ex assessore al verde Letizia Battaglia che voleva a tutti i costi le piste ciclabili nella discesa che dal Parco della Favorita porta a Mondello? Questo suo “pallino” impediva la divisione della carreggiata in due sensi di marcia, nonostante la modifica si rendesse indispensabile per i numerosi incidenti mortali che in quel tratto stradale si ripetevano continuamente.

Ebbene si fecero entrambe le cose, spendendo ovviamente molto di più, ma, mentre gli incidenti si azzerarono, da allora non si è visto un ciclista scendere e soprattutto salire (la pendenza è rilevante) su quelle piste, peraltro sempre coperte di foglie e, scusate il gioco di parole, “praticamente impraticabili”.

Certo Edoardo ha ragione nel dire, come faceva Bartali, il celebre campione di ciclismo italiano: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare“… ma se dobbiamo rifare le piste con maggiore criterio e razionalità, occorre prima studiare i percorsi giusti dove investire il denaro e soprattutto incentivare l’uso della bicicletta lavorando sulle “teste” dei nostri concittadini, e non certo “costringendoli” e tartassandoli di multe quando usano le loro auto… anche LE ISTITUZIONI (in questo caso il Comune) DEVONO AVERE UNA MORALITA’.

Autore dell'articolo: admin

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