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Il profumo dei soldi

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Riproponiamo sul blog un articolo che è stato particolarmente seguito sulla nostra pagina Facebook, con 59 condivisioni, 50 like e  7.308 letture, il tutto in sole 48 ore.Si tratta di un commento a una intervista del “Sole24ore” ad Alessandro Profumo sullo sciopero dei bancari del 30 gennaio scorso (cliccare su questo link per leggere).

Nell’articolo Profumo, nella sua qualità di presidente del comitato affari sindacali e del lavoro dell’abi, che sta negoziando con le organizzazioni sindacali il rinnovo del contratto dei bancari italiani, continua a nicchiare sugli stratosferici guadagni dei banchieri e dei top manager delle banche; aggira la domanda dichiarando “candidamente” che si tratta di “valutazioni delle aziende che hanno il diritto di operare come ritengono di fare“.

Ma questa esternazione di uno dei manager che ha fatto maggiore carriera fra banche e assicurazioni italiane, è la prova del teorema che da anni cerchiamo di dimostrare ai nostri lettori: la privatizzazione delle banche è servita solo a veicolare nelle tasche delle lobby gli enormi flussi di denaro che prima passavano dai vecchi istituti di diritto pubblico e che allora, trattandosi appunto di soldi pubblici, difficilmente potevano essere “dirottati” senza far assumere rischi penali ai responsabili legali delle banche.

Quindi oggi, che le banche sono tutte private, compresa la banca d’italia (che invece prima aveva funzione di controllo), tutto ciò che riguarda il denaro è di competenza delle società per azioni che possono “liberamente” strapagare i loro amministratori, ovviamente per poterli “manipolare” meglio e per asservirli nel migliore dei modi agli interessi di chi detiene il potere economico “dietro le quinte”. E’ proprio quello che accade nella politica … più ti pago più sei il mio servo, e più mi servi più puoi pretendere benefici.

Lo stesso signor profumo, che dichiara al “Sole24ore” di aver rinunciato al suo compenso per il ruolo di presidente del monte dei paschi di Siena (povero martire!) ha intascato una liquidazione di circa 60 milioni di euro quando è andato via da unicredit, e il suo predecessore in capitalia (fagocitata nel momento della nascita di unicredit), matteo arpe, ne prese a suo tempo 40 milioni.

Parliamo di cifre tanto grandi da meritare ambiti ben più importanti dei redditi di semplici privati, sono importi da bilanci statali … e invece la “bella trovata” di privatizzare tutti gli istituti di credito ci ha portato a questo e ad altre conseguenze ancora più gravi (tutti i benefici della comunità europea transitano dal filtro bancario, lo stato deve chiedere soldi alle banche perché non ne è più in possesso … e così via).

Rinazionalizzare le banche e dimezzare le retribuzioni dei top manager e dei politici sono le uniche vere soluzioni dell’attuale crisi economica, ma da quest’orecchio i banchieri e i politici ovviamente non ci sentono.

Autore dell'articolo: admin

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