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La calunnia è un venticello e una crocetta

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Nel rossiniano “Il Barbiere di Siviglia” spicca la celebre aria “La calunnia è un venticello”. Ai tempi di Rossini era un venticello, perfido forse, magari anche vile, ma pur sempre un venticello.

Oggi la calunnia è una tromba d’aria, un ciclone, un’infamia apocalittica, perché troppo spesso ormai si rivela tale, senza alcun briciolo di legame con la realtà.

Ma è la società odierna a rendere la calunnia un’arma micidiale puntata contro i “nemici”; le si da troppo seguito, la si diffonde con troppa leggerezza, le si da un significato che talvolta prescinde la vera natura intrinseca del fatto in se stesso e si collega a vendette sotterranee e oscure di difficili interpretazioni.

Talvolta la calunnia parte da un concreto legame con la realtà, che viene però artatamente “condito ed elaborato” dalla malata creatività “dell’untore” che intende diffonderla; più spesso viene interamente generato clonando eventi simili che già hanno riscontrato un certo “successo” nella fantasia popolare, determinando così una forte presa di coscienza nell’opinione pubblica.

Il caso Crocetta, scoppiato proprio fra ieri e oggi, sembra seguire più le caratteristiche di questa seconda specie.

Sembra infatti che sia del tutto assente dalla nota intercettazione telefonica, la frase nella quale il dott.Tutino avrebbe detto al Governatore della Sicilia che la figlia di Borsellino si sarebbe dovuta trattare come fatto in passato col padre; una frase, questa, che neanche la più lurida carogna dell’intero regno terraqueo avrebbe pronunciato senza prima pensarci su almeno 100 volte, lanciata invece, secondo il calunniatore, come una normale “battuta” estemporanea, scambiata al telefono fra due amici in un momento di serena libertà dagli impegni di lavoro.

Oggi la Procura e i Carabinieri del NAS che hanno condotto le indagini hanno smentito l’esistenza della infame frase nell’intercettazione telefonica. Di cosa stiamo parlando dunque? Di una bufala? Di una “minchiata”? Di una esagerata “fantasticheria” di un irresponsabile? Qualsiasi sia la risposta si tratta della peggiore azione verbale che un essere umano possa fare ad un suo simile, qualunque sia la colpa che la vittima possa avere sulla coscienza. Inventare di sana pianta una menzogna tanto infame, perché di questo si tratta, peraltro con una evidente ispirazione ad analoga intercettazione (ma reale e documentata per intero) fatta poco tempo fa al capitano della squadra di calcio del Palermo, Fabrizio Miccoli, non ci sembra né un colpo di genio, né una “libertà letteraria” che un qualunque cronista possa permettersi di fare …. anzi la legge dovrebbe intervenire colpendo con adeguato rigore (ecco quando deve essere utilizzato il celebre “rigore”) questi spietati “untori” che diffondono, con cattiveria infinita, delle infamità che possono danneggiare, anche irreversibilmente, la vita di un uomo o di una donna.

La calunnia, insomma, è una croce (in questo caso una “crocetta”, perdonate la facile battuta) della nostra epoca, nella quale la cosiddetta “macchina del fango” di saviana memoria impazza senza alcuna pietà, sia perché la gente tende sempre ad accogliere e divulgare tutte le sciocchezze che sente in giro senza farne un minimo di valutazione preventiva, sia perché chi in mala fede, o per vendetta personale, o per invidia, o per antipatia nei confronti della vittima designata, diffonde fantasiose acuminate sciocchezze, dovrebbe essere adeguatamente punito dalla legge, troppo molle invece in casi come questi che dovrebbero servire per scongiurare, anche nel futuro, il ripetersi ciclico di accuse infamanti senza concreti legami con la realtà.

 

 

 

 

Autore dell'articolo: admin

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