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La rabbia del prima, la rabbia del poi

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Prima la tempesta di insulti volgari per convincere la gente a votare il partito X invece del partito Y.

Ora, dopo l’apocalisse del 4 marzo, si è dato il via agli schiopponi di rabbia, altrettanto triviali, violenti e spropositati perché la gente ha votato il partito Y invece di quello X.
I social, da oltre tre mesi, sono pieni di madornali, sgrammaticati e isterici insulti di “amici” che insultano altri “amici“, che magari non si conoscono nemmeno.
Il nostro Paese è diventato una giungla di urla sgraziate di “animali” in preda a irrefrenabili crisi di nervi.
MA DATEVI UNA CALMATA!
Utilizzate l’adrenalina quando ce n’è bisogno, per quasi trent’anni avete lasciato fare senza reagire, avete subito di tutto senza un minimo di protesta, sempre nella convinzione che prima o poi qualche politico vi avrebbe aiutato invece di affossarvi come fatto sempre. Ora perché tutta questa rabbia all’improvviso? Forse avete raggiunto il limite massimo della vostra possibile pazienza? Allora le cose prima non andavano poi così bene!
Dovevate urlare prima, quando non era ancora di moda. Prima che questo disgraziato Paese potesse raggiungere il grado di inciviltà che ormai lo contraddistingue.
Farlo oggi serve solo a imbestialire ancora di più la nostra Nazione, la rabbia è un’alterazione psichica che deve essere lasciata alle bestie malate, la razza umana non ne deve restare contagiata.
Riscopriamo una buona volta cosa sia la ragione, l’educazione, la capacità di vivere civilmente in una società (non in un social, che è tutt’altro).
Se vogliamo veramente ripartire, non con le parole o le insulse e strumentali statistiche istat, riscopriamo insieme cosa vuol dire sedersi attorno a un tavolo e parlare con serenità e senza prenderci a morsi; anche questo è uno dei mille valori che abbiamo perso nel tempo, per colpa dei social, per colpa della politica, per colpa dei cambiamenti sociali, per colpa … nostra.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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