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Così è se ci pare

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Ci siamo sempre divisi. È nella nostra natura, non possiamo farne a meno. Per qualsiasi pretesto: un papa, un re, un demone travestito da angelo, per un colore o una bandiera.

E ci siamo spesso sbagliati. E abbiamo sbagliato anche quando, nei decenni che ci hanno visto divisi a causa di Berlusconi, tra chi lo credeva santo e chi lo voleva in croce, abbiamo iniziato a personificare la politica, depersonificando noi stessi.

Quando ci siamo legati ai volti e non più alle idee, quando abbiamo cominciato a convincere noi stessi che destra e sinistra fossero concetti vetusti, superati dal tempo. Quando, nel nostro passato, non abbiamo saputo riconoscere i veri statisti pur avendoli davanti al nostro naso.

Quando abbiamo creduto che fare politica fosse una questione di mera e spiccia economia, e ai simboli si poteva ovviare con valide “prime note” di cassa. Quando governare è diventato per tutti un semplice esercizio di bilancio, alla portata di qualsiasi ragionier Filini.

Quando abbiamo iniziato a sbandierare l’onestà non come un requisito tra tanti ma come l’unica dote che contasse, la sola necessità che urgesse, come se un idiota retto fosse realmente meglio di uno bravo e furbo. Come se, insomma, ogni coglione, purché probo, andasse bene.

Quando abbiamo sottovalutato la nostra storia, ritenendo che gli scontri ideologici, retaggio di obsolete antichità, fossero solo il ricordo di giochi fra sessantottini nostalgici.

Quando abbiamo dato rilevanza alla forma e non più alla sostanza, smarrendo quei valori, da una parte o dall’altra, per cui una volta si era pronti anche a morire. Quando abbiamo offerto una casa in cui sentirsi accolti sul serio pure a chi non ha mai avuto una propria storia e cultura politica.

Quando abbiamo cominciato a usare termini e aggettivi senza conoscerne il reale significato, abusandone e stuprandone la natura.

E oggi, proprio adesso che lo sconquasso è emerso anche per gli occhi dei più miopi o dei più distratti, con un nuovo Masaniello e un nuovo popolino auspicante, forse l’importanza di conservare idee e significati ideologici, lo spirito identificativo e le aree di netta riconoscibilità politica tornerà a essere il solo e vero valore condiviso. A destra come a sinistra. Forse.

Autore dell'articolo: Alessandro Vizzino

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