Negli ultimi tempi i casi di cronaca che riguardano le intrusioni nelle case degli italiani da parte di ladri, truffatori, rapinatori e similari, si susseguono incessantemente.
Nello scorso mese di novembre un parrucchiere di Rimini è stato derubato della propria bicicletta e il ladro, molto sfacciatamente, si è presentato in seguito nel negozio della sua vittima per estorcergli 70 euro.
Il protagonista della vicenda è stato dunque derubato, è stato vittima di estorsione, eppure dovrà rispondere di sequestro di persona. Trovandosi di fronte il ladro che pretendeva 70 euro per ridargli la bicicletta, infatti ha pensato bene di chiudere il delinquente dentro il suo negozio e chiamare i Carabinieri. Ma per la legge italiana anche questa “procedura” dei cittadini che si difendono dalla malavita non va bene, e così qualche giorno dopo l’episodio il povero parrucchiere si è visto recapitare una denuncia per sequestro di persona.
Non stiamo qui a elencarvi gli analoghi episodi precedenti, li ricordate di certo tutti: si va dai tentativi di truffa agli anziani che vivono soli, ai benzinai rapinati di continuo all’interno dei propri esercizi, dai rapinatori che entrano in casa in presenza dei proprietari con bambini compresi, agli assalti violenti dentro i domicili privati solo per portar via pochi spiccioli.
E la giustizia che fa? Nel 90% dei casi inizia col perseguire la vittima del reato; questa prassi viene motivata con la solita frase: “è un atto dovuto”. Tecnicamente magari è anche plausibile ma, per quanto nei giorni successivi in certi casi l’obiettivo della giustizia si sposti finalmente sul colpevole, resta l’incredibile paradosso che chi subisce il resto principale non ha affatto le idee chiare sul come reagire in una eventualità del genere, che può capitare a chiunque, senza subire l’accusa di un reato secondario.
Nel caso del parrucchiere di Rimini che ha bloccato il ladro, per esempio, potremmo dire senza alcun dubbio (visti gli analoghi precedenti di cronaca nera) che:
se l’avesse ucciso lo avrebbero arrestato per omicidio;
se l’avesse ferito lo avrebbero denunciato per tentato omicidio;
se l’avesse legato lo avrebbero denunciato per violenza privata;
se l’avesse ripreso con la telecamera lo avrebbero accusato di mancato rispetto della privacy;
l’ha chiuso nel negozio e l’hanno denunciato per sequestro di persona.
………
ma insomma, c’è un magistrato in Italia capace di dirci come ci si deve comportare se un ladro entra dentro casa nostra?
La legge dovrebbe permettere ai cittadini innanzi tutto di poterla rispettare, in sua “assenza” o nella confusione legislativa, vige il “fai da te” e si rischia il “Far West”, quando ognuno agisce come ritiene giusto in quel momento.
L’autodifesa da western è ovviamente da evitare, ma potrebbe risultare conseguenziale a queste assurdità giudiziarie che stanno avvenendo in Italia ultimamente.
Non siamo affatto sicuri che il sistema giuridico italiano non assegni poi, alla fine dei processi, alcuna conseguenza penale alle vittime di furti o di rapine nei casi di reazioni da parte delle stesse; le recenti sentenze non vanno assolutamente in questo senso. Esiste infatti il reato di “eccesso colposo di legittima difesa” che, secondo la discrezionalità del giudice assegnato al caso, potrebbe causare anche conseguenze relativamente gravi alla fedina penale della “vittima” eventualmente inquisita.
Comunque la giustizia non può colpire senza criterio le vittime di un reato, perché così finisce per giustificare ed “accreditare” chi delinque, che almeno il ministero di giustizia ci fornisca di un “manuale operativo” su come dobbiamo difenderci legalmente in questi casi, senza subire le cieche batoste integrative delle forze dell’ordine e della magistratura e finire così “cornuti e mazziati“.