E’ dal lontano 2008 che quell’enorme “pastrocchione” chiamato comunità europea ci tortura con la sua scriteriata tiritera delle “riforme“, che ormai tutti noi sappiamo benissimo essere un diktat di natura esclusivamente economica per permettere business aggiuntivi all’oligarchia continentale attualmente al potere a Bruxelles.
E i passati italici governucci le riforme le hanno fatte, eccome se le hanno fatte! Anzi possiamo dire che sono “leggi” che hanno fatto epoca; chi non ricorda quelle create dal governo tecnico di mario monti, a cominciare dal “geniale” parto della fornero che ha fatto nascere milioni di giovani disoccupati, pensionandi costretti ai lavori forzati per 4 o 5 anni in più, e centinaia di migliaia di esodati buttati sul lastrico?
Chi ha dimenticato la “spending review” che ha battezzato in Italia “l’era dei tagli” alla sanità, nei trasporti, nei servizi, e in pratica, in tutti i settori della pubblica amministrazione? E che dire dei renziani “jobs act”, “la buona scuola”, “la legge di stabilità”, “la riduzione del canone rai”, “l’abolizione di equitalia” ecc. ecc.? I governucci italiani nell’ultimo decennio hanno varato riforme “a palate”, ma tutte, dietro una maschera con i connotati dell’innovazione, dell’equità e del rilancio economico, già nel breve periodo hanno fatto rilevare solamente magagne in quantità industriali, generato ulteriori disservizi e sottoposto il Popolo Italiano a sacrifici, soprusi e angherie di tutti i tipi.
Uno dei casi che sta venendo a galla, proprio in questi giorni drammatici di straordinarie nevicate e contestuale terremoto nel Centro Italia, è la riforma che prevedeva “l’abolizione delle province” (legge 56 del 2014), rivelatasi anch’essa falsa e controproducente perché monca, di difficile attuazione (in atto le province non sono ancora state abolite), e rimasta “in sospeso” fra la necessità di diminuire effettivamente gli immani costi della politica e “l’obbligo” del potere imperante di non danneggiare se stesso colpendo troppo a fondo le figure meno in vista nello scenario politico nazionale, ma pur sempre appartenenti a quella “casta” di intoccabili parassiti che devono continuare a vivacchiare nella bambagia di benefici e denaro facile.
E’ venuta fuori quindi una “non-riforma“, una “non-legge” che, se da un lato vede ufficialmente abolite le province, dall’altro non riesce a far partire la macchina “snellitrice” della correlata burocrazia.
Così i soccorsi nelle zone terremotate e seppellite dalla neve, la costruzione delle casette temporanee, l’invio delle turbine richieste da giorni dal Sindaco di Amatrice subiscono ritardi abissali proprio a causa della strozzante burocrazia legata al passaggio dalla vecchia gestione amministrativa delle province a quella nuova che le vede soppresse.
La pianificazione territoriale, di trasporto pubblico, di manutenzione di strade e scuole resta ancora una competenza delle vecchie amministrazioni da eliminare che tuttavia non hanno più le risorse (economiche e umane) per intervenire prontamente.
E’ stato creato insomma un altro “mostro” amministrativo senza forze e mezzi per poter agire, ma pur sempre appartenente alla altrettanto mostruosa macchina burocratica nazionale. Pensate che da agosto 2016 si è parlato di alloggi temporanei nelle zone più disastrate fino ad arrivare a metà del mese di gennaio 2017 senza riuscire a completare quanto era stato pianificato, facendo così ripiombare nel terrore la gente del posto all’arrivo delle nuove scosse e di quest’ondata di nevicate anomale.
Gentiloni prega tutti di non fare polemiche gratuite in questi momenti di gravi calamità naturali; come dargli torto? Ma come possiamo nascondere, proprio per la gravità delle conseguenze in queste drammatiche situazioni, l’incapacità di legiferare correttamente evidenziata dai nostri rappresentanti politici?
Le riforme sì, ma riformare solo perché costretti e peggiorando pure le cose, ci sembra sciocco, incivile e deleterio.