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Triste verità per i nati nella metà del secolo scorso ancora in possesso delle capacità intellettive che avevano da giovani quando volevano “cambiare il mondo“. Oggi il mondo ha cambiato loro intaccando inesorabilmente l’entusiasmo di una volta.
Per questa gente è difficile rassegnarsi a questa era di schizofrenia e malvagità sociale cavalcata da una tecnologia senza scrupoli. I ricordi di un passato più umano e plasmabile restano ancora un buon motivo per resistere, ma le forze non sono più quelle di un tempo.
Un concetto espresso da Albert Camus, Oscar Wilde e da altri scrittori sostiene che:
“La tragedia della vecchiaia non è quella di essere vecchi, ma quella di essere giovani. All’interno di questo corpo che invecchia c’è un cuore curioso, affamato, pieno di desiderio come nella giovinezza. Sto alla finestra e guardo il mondo che passa, sentendomi come uno straniero in una terra straniera, incapace di relazionarmi con il mondo esterno, eppure dentro di me arde lo stesso fuoco che una volta pensava di poter conquistare il mondo. E la vera tragedia è che il mondo resta, così distante e inafferrabile, un luogo che non potremmo mai comprendere“.