Correva l’anno 1991 quando veniva costruito a Palermo, per ospitarne i successivi mondiali di ciclismo su pista, il Velodromo che, quando ebbe i suoi natali, moltissimi palermitani non sapevano neanche a cosa servisse e come si interpretasse la parola stessa: velodromo.
Ma chi ci currinu i cani? No, cretinu, chiddu è u cinodromo, no unni fannu u cinema, fannu curriri i cani. Ma allura fannu i gare cu i vele, i varche, c’è l’acqua?
Per farla breve, molti pensavano che servisse ad altro, molti non lo sapevano e facevano finta di niente, oggi tutti sanno che serve a far correre le biciclette in un anello con le curve a strapiombo sul prato.
Ci fu un problemino, un dettaglio, sulle misure del terreno di gioco, che sarebbe potuto servire per fare campionati minori ufficiali. Il dettaglio? Le misure del campo, troppo “poche”. Purtroppo, per un caso (ma come l’hanno misurato, con i piedi?), per questo scopo non poté servire, ma tanto, visto che Palermo è piena di impianti sportivi e terreni in erba, va bene lo stesso.
Abitando a 100 metri dal velodromo, fin dal 1992, posso dire che siamo cresciuti insieme. Con un piccolo particolare: io ho 48 anni e lui, che ne ha appena 20, pare mio nonno.
Fu fatto per i mondiali di ciclismo su pista, in una città che come Bergamo, Vicenza, Bologna, Ravenna (tanto per citarne alcune), non solo vive di due ruote, ma ha un background di ciclismo su strada e su pista di notevole rispetto, nel panorama mondiale!
Anche i mondiali un giorno finirono, ma l’entusiasmo era tanto e tale, che le strade di Palermo rimasero invase di corridori “per diletto” e “per professione”.
Solamente che a Palermo forse molti non sanno che le strutture sportive, come qualunque altra cosa pubblica, vanno mantenute (ma non come le amanti). Solamente che a Palermo i nostri amministratori da questo orecchio ci sentono poco, o forse si immaginavano che il velodromo si sarebbe potuto mantenere da solo, effettivamente a guardarlo sembrava di si.
Dopo qualche tempo dall’evento sportivo iridato, ci si accorse pure che la pista aveva qualche problema, ma i mondiali erano finiti, mica li avrebbero organizzati di nuovo a Palermo. Quindi? La pista non funziona? Vabbé, usate il prato per giocare a pallone. Ma, guardate che le misure non sono regolamentari, il campo non può essere omologato per partite ufficiali. Quindi? Ma che vuoi che sia, invece di giocare a pallone fateli giocare a rugby, a football americano, giocate come cacchio volete, senza rompere… le palle, però!
Ed il povero velodromo ha dovuto cambiare pelle, per amore degli amanti della palla ovale, ma sempre velodromo rimase, per le biciclette. Perché non lo rinominarono rugbodromo o football americanodromo? Ma comunque si chiamasse, questo impiantodromo, come qualunque altra cosa pubblica, andava mantenuto, ma perché ciò non sia mai avvenuto, rimane un mistero.
I giganti con i caschi si lamentavano per il terreno brullo, ormai spelacchiato, che di verde aveva solo i ricordi, e le loro caviglie ancora gridano di dolore.
In aggiunta, piano piano, anche gli spogliatoi subirono i segni del tempo. Prima panche e armadietti in sfacelo, poi l’acqua calda decide di chiudere i battenti (rubinetti) per cercare altri lidi. Ma che vuoi che sia, se giocate d’estate, col caldo che c’é, una bella doccia fredda ritempra la muscolatura. D’inverno meglio la doccia farla a casa, così non dovete più uscire con i capelli bagnati ed evitate i raffreddori.
Rimanendo in questo stato di abbandono, anche gli spogliatoi a breve verranno assimilati ai siti archeologici della valle dei templi.
Stavo dimenticando che l’ampio posteggio del …dromo, già utilizzato per anni come punto di ristoro e di ritrovo per camperisti e campeggiatori dell’est, con tanto di barbecue serale ed expó di biancheria appena lavata con l’acqua che poi serviva per cucinare la pasta, che poi serviva per lavare i piatti, che poi serviva per fare le docce, che poi serviva per rifare il bucato (e noi sprechiamo circa 10 litri d’acqua solo per una pisciata!), oggi, ma già da parecchi anni, viene usato come interscambio internazionale di munnizza, dai monumentali compattatori dell’azienda di igiene ambientale locale, le cui condizioni igieniche lascio alla vostra immaginazione. Questo si fa nel parcheggio del …dromo.
Ed a tutto questo serve oggi il …dromo, con l’aggiunta di qualche concerto estivo. Il …dromo che nacque come impianto polivalente per biciclette ed altri sport da prato. C’è un progetto interessante, che dovrebbe nascere dalle ceneri del velo-dromo, che tutti conosciamo, che servirebbe a riqualificare la zona, a ridare slancio ad una società sportiva, a dare la giusta dimensione ai praticanti di altri sport, a portare qualcosa di nuovo dove il nuovo non c’è. Ma queste sono chiacchere e a Palermo si fanno solo chiacchere…
In compenso, aspettando le novità, consiglio agli amanti delle due ruote di percorrere la pista ciclabile che dalla Stazione Centrale, attraversando il centro storico, percorrendo il lungoporto, insinuandosi nel Real Parco della Favorita, innalzandosi in Via Venere e Via dell’Olimpo, arriva maestosa all’ingresso del Velodromo, come quando il Giro d’Italia arriva all’Arena di Verona. Buona pedalata a tutti!
1 commento su “Storia di un Velo-dromo.”
Sergio
(25/07/2011 - 07:57)A Palermo solo “chiacchiere e distintivo, chiacchiere e distintivo”, come diceva Robert De Niro nel film “Gli intoccabili”.
Per dire il vero in questo momento tutta l’Italia è soggetta a questa regola dispotica e discutibile; il potere viene gestito dappertutto con arroganza e approssimazione, e troppo spesso per tornaconto personale e conseguente illegalità, con una spruzzata di irriverente demagogia che tende a dimostrare, nelle menti di chi la pratica, che in fondo il popolo è stupido e crede a tutto…basta che lo dice la TV, basta che lo dice un leader di partito o qualche suo adepto, ai quali bisogna credere per fede, in pratica ciecamente.
Ovviamente non è così, ma fatelo capire a chi, per esempio, dopo aver promesso interventi a raffica, non ha mosso un dito per evitare a Palermo il degrado totale del Velodromo “Paolo Borsellino”, del Palazzetto dello Sport, del Campo di Baseball e di tante altre strutture che, evidentemente, non sono risultate appetibili ad “amici” ed “amici degli amici”.
Non si muove foglia se non interessi a qualcuno farla muovere…così si promette per demagogia (chiacchiere), ma in realtà si blocca tutto in attesa di qualche richiesta specifica da accontentare con qualche “trama di palazzo” (distintivo)…insomma “chiacchiere e distintivo, chiacchiere e distintivo”.
E questo atteggiamento non è solo attribuibile al centro-destra, ma anche alla controparte politica.
Qualche anno fa la stessa cosa è avvenuta anche a me, per esempio, in occasione di un evento di livello europeo, che a suo tempo un circolo sportivo, cui facevo parte, aveva tentato di organizzare al Campo di Baseball, in quel momento in condizioni smaglianti.
Ebbene l’allora assessore, per non fare nomi il signor Ferro (centro-sinistra), dopo aver promesso il massimo della collaborazione, ed averci tenuto in sospeso almeno per due mesi, fece effettuare una perizia per assicurarsi che il manto erboso non venisse intaccato dalla nostra attività sportiva, ci negò qualsiasi intervento economico e persino la concessione di un bus per lo spostamento dei giocatori dall’aeroporto all’albergo, e a pochi giorni dalla data prevista per l’inaugurazione ci chiese perfino un deposito cautelativo di 20.000.000 di lire o una fidejussione dello stesso importo per eventuali danni alla struttura che il campionato sportivo avrebbe potuto subire, nonostante la famosa perizia avesse dimostrato che la tipologia alquanto statica del gioco (il croquet) non avrebbe potuto in alcun modo far soffrire un impianto di norma sottoposto invece alle sollecitazioni del baseball, ben più dinamico e turbativo per la “fragile” erbetta del campo.
Risultato: Il torneo internazionale (sarebbe stata la prima volta per l’Italia) non si organizzò più a Palermo e se lo accaparrarono invece gli inglesi, la Federazione Italiana Croquet fece una pessima figura, l’allora Presidente si dimise, da allora l’Italia non ebbe più alcuna concessione per l’organizzazione di tornei internazionali federali, e dulcis in fundo, il campo di baseball fu abbandonato per anni all’incuria più totale perché il Comune di Palermo non riuscì mai a trovare una ditta manutentrice….il paradosso più clamoroso, dopo la perizia e la richiesta di deposito cauzionale dell’assessore…….”tutto chiacchiere e distintivo, chiacchiere e distintivo”.