Approfittiamo di un articolo di ResaPubblica.it del 12/7/2014 per parlare di un argomento alquanto spinoso, anzi meglio dire velenoso.
Scrive “ResaPubblica.it” << C’è voluto l’intervento della polizia municipale per scongiurare conseguenze gravi per gli abitanti della zona di Partanna Mondello, a Palermo. Gli agenti hanno, infatti, sequestrato un terreno, contenente una grande quantità di eternit, tale da mettere a rischio l’ambiente circostante e la salute pubblica: 5.500 sono i metri quadrati di eternit rinvenuti, che erano utilizzati per la copertura dei capannoni industriali nella zona.
I capannoni industriali sono di proprietà della Regione Siciliana e il lotto di terra sequestrato è delimitato da un muro con cancello di accesso carrabile, confinante con un’area che è di proprietà di una nota concessionaria e di due attività commerciali.
La polizia municipale fa presente che l’ente proprietario, non adeguandosi agli obblighi previsti dalla normativa, non ha provveduto sulla messa in sicurezza del luogo.
Insomma, una “bomba ecologica” in piena regola, perché – secondo i rilievi – la zona sarebbe assai pericolosa e in preda al degrado.>>
Però, una volta per tutte, smettiamola con questa monumentale ipocrisia da parte delle istituzioni sull’inquinamento ambientale. Per decenni si è utilizzato “a tappeto” l’amianto per qualsiasi cosa: coperture edili, recipienti per l’acqua, capannoni industriali, isolamenti termici ecc. ecc. E tutto andava benissimo, soprattutto per l’amministrazione statale. Poi, d’improvviso, si scopre che fa male, e lo stato (sempre quello con la s minuscola) cosa fa? Come in tante altre circostanze, in cui dovrebbe intervenire a occhi chiusi per salvaguardare prima di tutto la popolazione, tenta invece di farci scappare il business.
È divenuta proprio una gravissima “patologia” delle istituzioni: la prima cosa che viene in mente a chi dovrebbe avere l’incarico di amministrarci in questi casi è come ricavarci soldi, munita, denaro, “sgubbio”. Allora ci si inventano inutili protocolli per lo smaltimento, si attrezzano società private che vengono incaricate di volta in volta a intervenire, si delegano le strutture sanitarie locali a predisporre apposite autorizzazioni che vengono rilasciate dopo periodi lunghissimi (spesso mesi) e i costi, a dir poco stratosferici, finiscono per ricadere tutti sugli incolpevoli cittadini che, ritrovandosi fra i piedi magari un banalissimo contenitore d’acqua di un metro cubo (quello a suo tempo più utilizzato per l’uso domestico), per poterlo smaltire ai termini di legge, secondo il “genio dell’ambiente” che ha partorito questa oscenità burocratica, dovrebbero spendere dai 2 ai 3.000 euro, secondo il grado di “ladrocinità” delle ditte incaricate e delle asl locali. Risultato? : Smaltimento nottetempo in discariche abusive. QUESTO È IL RISULTATO DELLA BUROCRAZIA, non certo della inciviltà dei cittadini, vessati in tutti i modi da uno stato delinquente. Oggi si scopre che sono state anche le amministrazioni locali dello stato ad agire come i cittadini di cui sopra, anche loro avrebbero dovuto spendere patrimoni per lo smaltimento del “loro” amianto e proprio per le regole da loro stesse sottoscritte. Ma “loro” i soldi li pretendono, certamente non li danno … così hanno gettato tutto nei terreni abbandonati … e ora la “colpa” è dei proprietari dei terreni che non hanno provveduto alla “smaterializzazione molecolare” delle lastre di eternit.
Ma perché certa gente continua a rivestire cariche pubbliche pur avendo abbondantemente dimostrato di essere stupida e incapace?