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Unicredit assume, ma non in Sicilia

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Riportiamo sul blog un interessante scambio di idee nato sulla nostra pagina di Facebook.
In seguito a una segnalazione della Segreteria Provinciale dell’IDV di Palermo, che ci segnalava l’assunzione di 60 persone in Unicredit fuori del territorio siciliano, abbiamo scritto:
“Siamo stati scippati della nostra economia e questo infame “disegno” politico è partito da lontano, dal momento in cui si è voluto unificare a qualsiasi costo i due principali istituti di credito siciliani (Cassa di Risparmio per le Prov. Sic. Vittorio Emanuele e il Banco di Sicilia). Era il 1998 quando, sotto la regia di un presidente della regione appositamente eletto per permettere questa unificazione, tale provenzano (una brutta omonimia), che dopo il raggiungimento del suo specifico obiettivo è sparito dalla ribalta politica perché regolarmente dimissionario, i due ex-istituti di diritto pubblico si unificarono in un mortale abbraccio che significò solo la fine di entrambi e non il “rilancio” dell’economia siciliana, come si tentava di fare capire. Dopo una serie di incredibili accorpamenti che hanno visto comandare la nostra economia prima dal Banco di Roma, poi da Medio Credito Centrale, Capitalia e infine da Unicredit, oggi non abbiamo alcun potere decisionale sull’utilizzo del nostro denaro nel campo degli investimenti sul nostro territorio e i soldi rastrellati localmente vanno in lombardia, lontano dalla Sicilia dove dovrebbero essere reinvestiti. Non c’è da meravigliarsi dunque, essendo ormai Milano il “segno del comando”, se le nuove assunzioni siano tutte assegnate al di fuori della nostra isola, e vedrete che sarà così anche per tutti le altre 540 già previste e concordate con i sindacati per il piano industriale in corso….speriamo di sbagliarci.”
In seguito nei commenti abbiamo letto quest’osservazione che lascia pensare e dovrebbe lasciar pensare soprattutto la magistratura:
“Mi riaggancio a quanto scritto da striscialaprotesta. Visto che ancora oggi si indaga sulle porcherie degli anni ’90 (vedi interrogatorio di napolitano sugli accordi stato-mafia di quel periodo), perché non approfondire in che modo il Banco di Sicilia è stato incorporato dal Banco di Roma di Geronzi alla fine del secolo scorso? L’allora governatore di Banca d’Italia, Fazio, sembrerebbe aver favorito l’operazione a danno dell’altro aspirante acquirente Zonin, poi “accontentato” con il nulla osta all’apertura di Banca Nuova in Sicilia. Era possibile legalmente un intervento di questo tipo da parte del Governatore della Banca d’Italia, considerato anche il rapporto di quasi parentela che Fazio aveva con Geronzi? Si tratta di “voci di corridoio”, tuttavia le fonti sono piuttosto qualificate, quindi un’indagine della magistratura, anche se postuma, sarebbe più che opportuna, anche alla luce della condanna di Fazio per un altro scandalo avvenuto nello stesso periodo. La fine del vecchio Banco di Sicilia è partita proprio da quell’episodio.”

Autore dell'articolo: admin

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