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Col cuore in mano, signor Napolitano

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Si ripete di continuo, il signor Napolitano. Ma come può, in presenza di fatti tanto gravi che riguardano proprio certa “politica” che lui continua a difendere strenuamente, insistere sulla messa al bando dell’anti-politica

Lo giustifichiamo per la sua età avanzata, per la tenerezza che può fare una persona tanto anziana che si vede crollare sotto i piedi un mondo intero nel quale ha creduto per tanto tempo e sul quale ha costruito la sua intera esistenza, ma non si può permettere di continuare a offendere coloro che si ritengono offesi, una intera popolazione nauseata da quella infame cricca di corrotti che sta comandando l’intera nazione con i suoi intrallazzi.

Anzi, se parliamo con un magistrato più “lucido” del presidente, proprio questa difesa d’ufficio della politica, senza prendere le distanze da nessuno, somiglia tanto a uno di quegli atteggiamenti “eversivi” che lui stesso condanna tanto, perché diventa “apologia di reato” difendere a spada tratta chi ha commesso crimini o illeciti.

Quindi, signor Napolitano, lasci ai “populisti”, che lei continua a insultare accusandoli di “banalità”, almeno il diritto di manifestare pubblicamente e civilmente, con dichiarazioni certamente sincere, il proprio sdegno per “questa politica”, non per tutti i politici si intende, ma proprio per “questa politica” indegna di un paese che si vanta di essere evoluto.

Le ricordo che la Costituzione Italiana prevede la libertà di pensiero, specialmente quando questo pensiero esalta la legalità manifestando nostalgia per la sua assenza nelle istituzioni pubbliche, come può additare come “eversivo” un qualsiasi cittadino che esprime il suo dissenso e il suo disgusto per la diffusa disonestà nell’ambiente politico italiano?

E’ proprio il mancato atteggiamento “anti-politico”, rivolto a questo genere di politica, che potrebbe essere interpretato come destabilizzante nei confronti della legge e dello Stato, identificando chi non prende le distanze da tutto ciò come individuo colluso col malaffare in quanto lo giustifica, lo accetta e probabilmente lo sostiene.

Egregio signor Napolitano, se vuole realmente fare del bene alla politica italiana, non insista nel suo giudizio riduttivo e irrispettoso del pensiero popolare, di quella “opinione pubblica” che deve dare il suo consenso e soprattutto la sua fiducia ai propri rappresentanti istituzionali per fare funzionare bene le cose in un paese democratico.  I “populismi”, come lei e qualche suo collega “europeo” amate chiamare il pensiero più comune della massa dei cittadini, sono il termometro della mentalità di una nazione intera, e invece di essere denigrati andrebbero dunque assolutamente rispettati da tutti coloro che risultano essere i delegati del popolo, figura che, pro-tempore, riveste anche lei, signor Napolitano.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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