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Telemarcheting, una persecuzione epocale assimilabile allo stalking

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Ne abbiamo già parlato più volte in questo blog denunciando il fenomeno come la più grande persecuzione dell’era moderna per i cittadini della nostra disgraziata Repubblica.

Il telemarcheting è già di per se una pratica iniqua, peraltro pure profondamente stupida considerato lo sdegno popolare che ha ormai indotto nella maggior parte della popolazione italiana almeno per quanto riguarda l’attività promozionale e di procacciamento d’affari per le aziende che la utilizzano. Secondo voi chi è che accetta al giorno d’oggi modifiche nella gestione delle proprie utenze, proposte per telefono da fantomatici operatori che si spacciano per dipendenti delle società fornitrici, e che puzzano di truffa già nel momento stesso che squilla il telefono?

Quasi tutti sanno ormai che a telefonare sono sempre i call center, spesso pure dislocati all’estero per non essere perseguiti dalle autorità italiane, che tentano con pervicacia ossessiva supportata dai sistemi digitali, di scippare clienti da un’azienda per “trascinarli” in un’altra e ottenere la relativa provvigione a ogni “affare” eventualmente concluso. Ma non si tratta mai di un affare per il povero utente che ovviamente alla fine sarà costretto a pagare di più nel passaggio al nuovo fornitore che in pratica “presenta le stesse tariffe” di tutti gli altri fornitori dello stesso servizio ma con l’aggravio degli oneri dovuti proprio all’intermediazione telefonica degli operatori dei call center che hanno organizzato il “trasloco” dell’utenza.

All’inizio di questa furfantesca attività ci sono cascati in molti, allettati da false promesse di risparmi in bolletta, gabbati dalla simulata gentilezza di certi operatori, raggirati da ingannevoli informazioni sull’andamento dei mercati, ma al giorno d’oggi certi demoniaci call center riescono a sopravvivere solo truffando le loro vittime (specialmente quelle anziane  che vivono magari sole) tempestate da milioni di telefonate lanciate giornalmente su tutto il territorio nazionale. Lo Stato Italiano, dopo anni di proteste popolari, sottoscrizioni al Presidente della Repubblica, denunce alle Autorità garanti ecc. ecc., si è inventato nel 2011 il REGISTRO DELLE PUBBLICHE OPPOSIZIONI (RPO), una sorta di catalogo di cittadini che NON VOGLIONO PIU’ ESSERE PERSEGUITATI curato dal Ministero dello Sviluppo economico. Ma già allora le vittime della oscenità telefonica del telemarcheting si domandavano: ma se perseguitare mediante telefono è da considerare reato, perché non rendere illegale quest’attività e costringere i cittadini a registrarsi in un elenco per non essere colpiti?

Nel 2011 il registro non funzionò, chi vi scrive si registrò inutilmente continuando a ricevere dalle quattro alle cinque telefonate giornaliere al telefono fisso; poi i “telefonatori fraudolenti“, prelevando i numeri dei cellulari dal mercato nero dell’informatica o magari supportati da specifici hacker del settore, iniziarono a tempestare di telefonate anche tutti i possessori di telefonini. E’ diventato un vero inferno al quale lo Stato nel 2022, dopo dieci anni di libero scempio peraltro assimilabile al reato di stalking già fuori legge, ha voluto “porre fine” …. “rendendo illegale il telemarketing”, direte voi …. ma quando mai! Si ricorre nuovamente al Registro delle pubbliche opposizioni ma rivedendolo e correggendolo, aggiungendo cioè i numeri di cellulare e digitalizzando il tutto.

Ebbene, anche stavolta mi sono registrato subito; il sistema sembrerebbe funzionare, è agile, facilmente consultabile, permette l’iscrizione senza alcuna difficoltà …. però, dopo due giorni, le telefonate da Roma e Milano hanno ripreso a violentare il mio cellulare, specialmente tramite operatori che si spacciano per impiegati ENEL. Quindi probabilmente anche stavolta l’escamotage del RPO ha continuato a permettere ai call center il mantenimento della libertà di angheria fino a oggi mai minimamente contrastata …. la motivazione ufficiale è: per “non far perdere posti di lavoro” ai giovani italiani, ma la truffa è quindi da considerare un “posto di lavoro“?

Mi chiedevo, caro Governo Italiano, caro Stato Italiano, caro Ministero dello Sviluppo Economico, caro Garante della Privacy, cara Polizia di Stato, cara Polizia Postale e delle Comunicazioni, …. ma se io non volessi farmi ammazzare, anche se uccidere è un reato dovrò iscrivermi al Registro delle Pubbliche Opposizioni alla Violenza?

 

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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