Era il lontano 1990 quando Amato (il cui cognome è l’esatto opposto del sentimento di gran parte degli italiani nei suoi confronti) ha dato inizio al caos assoluto nel mondo del credito in Italia varando la legge 218 del 30 luglio dello stesso anno sulla privatizzazione delle banche.
Otto anni dopo, il processo di riforma degli istituti di credito pubblico prendeva forma operativa con tutte le conseguenze che abbiamo visto nell’ultimo decennio di storia italiana.
I vecchi Istituti di Diritto Pubblico si sono trasformati in società per azioni, ai comandi delle quali sono stati messi amministratori spesso “controllati” dalle lobbie economiche che hanno così utilizzato a piacimento le enormi disponibilità finanziarie delle banche nazionali.
Era proprio il caso di permettere questo scempio che un tempo, con denaro considerato pubblico, non sarebbe di certo avvenuto? E come la mettiamo con il possibile passo indietro del 2009, durante la crisi internazionale, che aveva visto l’ipotesi di un ritorno alla nazionalizzazione della banche? Era dunque evitabile questa esperienza fallimentare?
Uno degli effetti collaterali di questa privatizzazione è stato, ed è tutt’ora, il susseguirsi continuo di incorporazioni, fusioni ed aggregazioni di istituti di credito con conseguenti cambi di nomenclatura, di marchi ed intestazioni nei quali la presenza di diciture regionali è sempre meno presente dando spazio alla fantasia più sfrenata.
E’ proprio una gara di inventiva e creatività …..le pensano proprio tutte!
Hanno fatto incorporare la “Financial Pernice” con la “Cornakian Bank” generando la “Pernakkian in Kornice Istitute”, hanno permesso l’acquisto della tedesca “Fon Fantom Credit” da parte della olandese “Van Koolum spa” dando così vita alla “Va Fan Koolum Banking”, hanno rilevato la fallita “Cassa di Mortimer e Mortisia”, in “liquidazione” biologica e putrefazione coatta, facendola confluire nella “Bekkin and Funeral Corporation” permettendo così la nascita della potente “31 e 47 Bank”.
Il nostro pensiero va al povero cliente che, da vent’anni fidelizzato e contento di usufruire dei servizi della sua Banca Nazional Popolare si è visto prima trasferito d’ufficio a Caprainaria, poi in seguito ad una successiva fusione è diventato a sua insaputa cliente di Unicretin, e dopo un breve periodo è passato a Macheminchia, dove forse lo trattano peggio, ma in compenso gli cantano appunto il “Va pensiero”.
1 commento su “Ma che banca è?”
Bobhouse
(15/02/2010 - 14:57)Esilarante !!!