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Bancari ancora con la pistola alla tempia?

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Ancora rinvii su rinvii della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale dei bancari.

Sembra proprio diventata una telenovela. Gli ultimi incontri non hanno portato novità e passi in avanti tant’è che il Segretario Generale della Fabi Lando Maria Sileoni ha accusato il responsabile delle relazione Sindacali dell’ABI, Alessandro Profumo, di giocare a nascondino nell’intento magari di fare intervenire il Governo sulla trattativa.

Il fatto vero è che i banchieri da due anni a questa parte tentano di scardinare il contratto nazionale di lavoro per limitarne la portata e falcidiare le conquiste ottenute dai lavoratori in tanti e tanti anni di lotte sindacali.

Al riguardo non possiamo dimenticare che ad inizio estate del 2013 i banchieri con in testa l’allora Responsabile delle relazioni sindacali, Francesco Micheli, avevano tentato di effettuare un golpe dando disdetta al vigente CCNL ed intimando ai sindacati di accettare nuove normative che avevano lo scopo di mandare a casa trentamila lavoratori, di ridimensionare gli inquadramenti ed alcune parti significative di salario (scatti di anzianità, indennità varie tra le quali quella del rischio per i cassieri, etc.)

Ferma  è stata la risposta dei sindacati con in testa il condottiero e segretario della Fabi, sigla maggiormente rappresentativa nel settore, che attraverso  un video con pistola giocattolo esplicitava il ricatto dei banchieri: “Questa è una pistola giocattolo ma è come se fosse vera perché  i rappresentanti delle banche, a metà settembre, ce l’hanno puntata alla tempia ed è come se l’avessero puntata contro tutti i lavoratori dicendo: o rinnovate il contratto alle nostre condizioni o la categoria resterà senza un contratto“, aggiungendo poi: “A un ricatto del genere non potevamo che rispondere con lo sciopero. Scioperiamo per la nostra sopravvivenza senza il contratto nazionale le banche potrebbero farsi il loro contratto aziendale e di gruppo eliminando l’unico strumento che abbiamo per garantire tutta la categoria e per difendere l’occupazione“.

Subito dopo, unitariamente, veniva chiamata la categoria allo sciopero generale che il 31 ottobre del 2013 vedeva quasi tutti gli sportelli bancari chiusi.

La piena riuscita della protesta portava l’ABI a più miti consigli e quindi metteva da parte disdetta e ricatto per aprire un confronto che è iniziato con Micheli e poi proseguito da luglio del 2014 col nuovo Capo delle Relazioni sindacali ABI, Profumo.

Purtroppo le trattative non hanno prodotto elementi significati per sbloccare la vertenza tant’è che a fine novembre dello scorso anno le Organizzazioni sindacali l’Ansa pubblicava questa nota:

(ANSA) – MILANO, 25 NOV – “Abbiamo rotto la trattativa e l’orientamento è andare verso lo sciopero a metà gennaio”. Così il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, al termine del vertice all’Abi per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari.

Sportelli chiusi, piena riuscita dello sciopero e delle 4 manifestazioni di piazza svoltisi a Milano, Ravenna, Roma e Palermo con striscioni e le magliette di colore nero distribuite dalla FABI non la scritta: “Io non sono un banchiere”.

Il 20 febbraio si riprendono le trattative ma purtroppo alla data odierna non emergono elementi positivi ma rinvii su rinvii,  tant’è che il Capo della FABI, Sileoni, dopo l’ultimo incontro del 10 marzo ha accusato Alessandro Profumo e l’Associazione dei Banchieri di giocare al nascondino forse nell’intento di far intervenire la mediazione da parte del Governo Renzi.

Al riguardo non gioisca l’ABI ed il suo Capo delle Relazioni sindacali Profumo perché se si aspettano da Governo “la manna dal cielo” potrebbero incappare nella mannaia dei bancari che sono sempre più incazzati nel costatare di dover fare sempre più sacrifici mentre Profumo & co. continuano ad intascare prebende milionarie.

Autore dell'articolo: Carmelo Raffa

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