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Ma cos’è la corruzione?

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Per Wikipedia il termine “corruzione” definisce, in senso generico, <<la condotta di un soggetto che, in cambio di danaro oppure di altri utilità e/o vantaggi che non gli sono dovuti, agisce contro i propri doveri ed obblighi>>.

E Wikipedia prosegue: “uno stato nel quale prevale un sistema politico incontrollabilmente corrotto viene definito “cleptocrazia”, cioè “governo di ladri”, oppure “repubblica delle banane”>>

In Italia questo fenomeno è stato condotto all’attenzione giudiziaria, popolare e mediatica, dalle inchieste di “Mani pulite”. Grazie ad un pool di magistrati (Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Gherardo Colombo, Tiziana Parenti, Ilda Boccassini e Francesco Saverio Borrelli), che negli anni ’90 ha avuto il merito di scoperchiare una sorta di “vaso di Pandora” del sistema politico italiano, cadde la 1° Repubblica, svaporò la D.C., sparirono dal “palazzo” del potere i maggiori protagonisti  della storia politica italiana. Ne pagò maggiormente le conseguenze Bettino Craxi, sbeffeggiato dalla gente a colpi di monetine e in pratica “costretto” all’esilio a vita.

Ebbene, il Popolo italiano riteneva di avere sconfitto definitivamente questo infernale “retrovirus” che si nasconde dietro la gestione della “cosa pubblica“, ma in realtà era solo una prima battaglia vinta, in una guerra ben più lunga e difficile che stava appena per iniziare.

Purtroppo la corruzione originaria, che faceva parte di un sistema distrutto allora fin dalle fondamenta, era solo una pallida larva rispetto all’orrido attuale “punteruolo rosso” che sta penetrando in tutti i “rami” della pubblica amministrazione, giungendo fino all’impianto radicale dell’intera struttura sociale italiana.

Ormai corruzione è sinonimo di “controllo globale“, non è più solo l’effetto giuridico di una tangente proposta sottobanco; corruzione è anche:

accettare un ruolo istituzionale sapendo perfettamente che coloro che propongono la “poltrona” costringeranno chi  l’accetta ad agire solo in funzione delle loro esigenze a scapito del popolo italiano che si rappresenta ufficialmente.

accettare benefici eccessivi, vitalizi dopo periodi brevissimi di attività lavorativa e contribuzione previdenziale irrisoria per poi farsi strumentalizzare da chi detiene “i fili del potere“.

allinearsi ipocritamente alle logiche di un partito, che in fondo non si condividono minimamente, pur di conquistare livelli superiori nella propria carriera politica.

scendere a compromesso con la propria coscienza, instaurando rapporti con personaggi immorali per niente degni di alcuna stima, pur di ottenere vantaggi economici o di prestigio per se stessi o per i propri familiari.

I casi sono tanti, e tutti riconducibili alla assurda venerazione del “dio denaro“, perché potere, benefici, posti di comando, ruoli istituzionali ecc.  sono tutti “derivati” di quel “desiderio di profitto” che si è diffuso tanto massicciamente nella nostra società da diventare una vera e propria pandemia che sta “corrompendo” (e quindi guastando – sono sinonimi) dall’interno il nostro intero paese.

Dunque, se intendiamo invertire la tendenza, dobbiamo iniziare a comprendere che strapagare e riempire d’oro un qualsivoglia elemento della società per fargli ricoprire un qualsiasi ruolo, non è mai “cosa buona e giusta”, anzi questo delinea i contorni di una probabile corruzione da parte del sistema di potere o dellamalavita organizzata. L’ennesima conferma degli approssimativi confini fra legalità e illegalità.

Autore dell'articolo: admin

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