Crescere … crescere … crescere … il pil deve aumentare, la produzione si deve implementare, il mercato si deve espandere, le sfide si devono vincere, la competitività deve essere sempre più forte ……. ma quando ci renderemo conto che TUTTO HA UN LIMITE?
La foto che vedete in alto è stata scattata a Sheerness, in Gran Bretagna; è un “cimitero” di autoveicoli nuovi invenduti e ormai difficilmente riutilizzabili per lo scopo principale per il quale sono stati costruiti.
A cosa serve questa corsa alla continua crescita della produzione, in un mercato globale che tende invece ad implodere per un’economia resa asfittica dalla demenziale austerity imposta alle Popolazioni del Pianeta dallo smidollato e dispotico sistema di potere dominante?
In poche parole, che senso ha costruire “tanto”, quando poi non si può vendere “più di tanto”?
E questo vale sia per la produzione industriale, sia per quella manifatturiera e anche per quella agro-alimentare, non dobbiamo infatti dimenticare quanta roba viene mandata al macero ogni anno per permettere la vendita forzata nei mercati interni delle produzioni extra-nazionali.
Cliccando qui, per fare un esempio nel settore industriale, potrete vedere una serie di foto scattate in diverse parti del mondo sopra i depositi di auto nuove risultate invendute, immaginate un po’ che fine faranno questi “freschissimi” prodotti delle industrie automobilistiche mondiali una volta che non si riescono a trovare acquirenti (e che le case costruttrici non intendono assolutamente abbassare i prezzi).
Certo non si può pretendere che chi non ha più soldi in tasca, una volta che sono stati risucchiati dal vortice della crisi economica, dal fisco oppressivo, dall’incapacità gestionale delle amministrazioni pubbliche locali e dalle politiche micragnose e usuraie della comunità europea e del fondo monetario internazionale, continui a spendere il denaro che non ha più per acquistare ciò che la società capitalistica continua a “sfornare” senza soluzione di continuità.
Siamo nell’era della schizofrenia economica e dell’apocalisse consumistica.