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Scuola italiana, scuola discriminata

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discrimination
Si diceva una volta: “Piove, governo ladro”, ma ormai lo Stato scippa a pieno ritmo i propri cittadini in presenza di qualsiasi situazione meteorologica.

Le cosiddette istituzioni fanno “il bello e cattivo tempo” alla faccia della Costituzione che, all’articolo 3 “impone” a chi amministra la Repubblica di trattare con pari dignità tutti i cittadini di fronte alla legge.
Ma la “legge” viene “scritta” dal legislatore, cioè dal Parlamento, cioè dallo Stato, e quando non gli “conviene”, lo stato (quello con la s minuscola) riscrive le leggi a proprio uso e consumo … ed ecco che nascono le celebri “riforme“.
In Italia la scuola è un ormai una malata inguaribile, sottoposta a continue inutili cure “palliative”, se non addirittura a veri e propri veleni da eutanasia.
La si continua a modificare di dentro e di fuori, in lungo e in largo, di sotto e di sopra, per farla restare in vita anche se allo stato “vegetativo”.
Ogni ministro incaricato non ci pensa su due volte e, subito dopo essere stato piazzato sul trono, da buon “intronato”, corre a riformare ciò che era stato già precedentemente riformato, esaltandosi così nel dare il proprio “imprinting” alla storia delle terapie intensive alla scuola italiana, anche se, per una chiave di lettura un po’ diversa, potrebbe apparire come l’ennesima coltellata alle spalle in quell’eterno attentato a questa pubblica istituzione perpetrato da tutti i governi che si stanno alternando alla “guida” del nostro Paese.
L’ultima riforma, ma solo in ordine di tempo, ha visto compiere l’ennesimo scippo governativo ai danni di una parte dei lavoratori, in particolare di quegli insegnanti delle scuole paritarie che, pur avendo fatto risparmiare allo Stato 5.974 euro a studente (circa 6,3 miliardi di euro all’anno in totale), si sono visti DISCONOSCERE TOTALMENTE il servizio svolto in passato nelle scuole private alternative a quelle di Stato. E dire che valeria fedeli, prima di assurgere al ruolo di ministra dell’istruzione, era sindacalista; forse avrà dimenticato nel passaggio cosa sono i “diritti” dei lavoratori.
La beffa è stata sottoscritta dal miur (ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) la sera del 31 gennaio 2017, data storica questa perché sancisce che la classe dei docenti italiani (alla faccia dell’articolo 3 della Costituzione) si dividono in “figli” e “figliastri”, o se volete voi, in “mosche bianche e mosche nere” … uno spettacolare controsenso considerando che si parla di scuole “PARITARIE“, ma forse la parità si riferisce solo agli studenti e non ai docenti, chissà!
 
Sta di fatto che, nell’ipotesi di mobilità nel prossimo anno scolastico, le “mosche nere” che hanno insegnato nelle scuole private, ma ufficialmente parificate a quelle di Stato, si ritroveranno un divario di punteggio pressoché incolmabile rispetto ai colleghi “statali”, rendendo di fatto poco probabile l’accoglimento di eventuali domande di trasferimento.
La “simpatica” decisione del miur che in pratica azzera tutto quanto è stato svolto negli anni dagli insegnanti “figliastri”, ivi compresi (orrore! orrore!) perfino gli Esami di Stato, sarà certamente oggetto di prossima class-action da parte degli interessati in quanto ingiusta, scriteriata e “forse” anticostituzionale, ma, comunque finirà questa storia, resterà per sempre anche nell’ambito scolastico questa ennesima traccia di insensate discriminazioni che la classe politica della Repubblica Italiana continua a perpetrare nei confronti di gran parte dei lavoratori in questo primo scorcio di nuovo millennio.
 
Vi proponiamo un articolo sull’argomento che ci è sembrato molto interessante, cliccate qui per leggerlo.
 

Autore dell'articolo: admin

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