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L’orrore del neoliberismo

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C’è qualcuno che descrive il neoliberismo come l’ultima, in ordine di tempo, delle ideologie dominanti sul nostro pianeta.

Tuttavia, concedere al neoliberismo il crisma di “ideologia” mi sembra un’offesa per le grandi ideologie del passato, da qualsiasi parte esse siano scaturite. Consultando al riguardo Wikipedia si legge: “Il neoliberismo è un indirizzo di pensiero economico che, in nome delle riconfermate premesse dell’economia classica, denuncia le sostanziali violazioni della concorrenza perpetrate da concentrazioni monopoliste all’ombra del laissez-faire e chiede pertanto misure statali atte a riaffermare l’effettiva libertà di mercato e a garantire con ciò il rispetto anche delle libertà politiche.”

Ma quell’invocazione al mercato libero e al “trionfo” della libera concorrenza, così tanto sbandierati nell’etichetta ufficiale di questa corrente di pensiero dominante (chiamiamolo così, anche per semplificare la complessa spiegazione di Wikipedia), appare piuttosto uno specchietto per le allodole che tende ad attirare le grandi masse popolari sugli effetti falsamente positivi del fenomeno, nascondendo invece con estrema cura gli osceni interessi proprio di quei pochi biasimati monopolisti, che invece si arricchiscono oscenamente sfruttando il dissennato consumismo che sta alla base di tutto.

Si tratta piuttosto di un’orrenda mutazione sociale che ha reso i mercati e le economie più forti delle vere e proprie “macchine da guerra“, con la conseguente schiavizzazione delle masse popolari asservite, senza alcuna possibilità di opposizione, all’arricchimento indiscriminato di pochi oligarchi economici (vedi anche multinazionali) che stanno in pratica dominando il mondo con il loro potere finanziario, giovandosi del rincretinimento popolare generato dal  fascino indiscreto della tecnologia.

Gli strumenti (o armi) adottati in questa guerra di vessazione globale sono:

  • il lavoro, trattato appunto come un mezzo di ricatto (e quindi di sfruttamento);
  • la tecnologia, presentata come la “carota” del sistema per lenire i colpi di “bastone” inferti alle masse popolari;
  • le borse e i mercati, che servono a gestire, debitamente pilotati, i guadagni del sistema o le sorti avverse dei paesi ribelli;
  • il concetto “mors tua vita mea” divenuto ormai un vero e proprio mantra per l’intera società che si nutre di sfrenata e irrazionale competitività che rende ogni essere umano un “competitor” da distruggere e non un compagno con il quale condividere le tribolazioni della vita.

Dunque non dobbiamo parlare più di solidarietà spontanea, di carità cristiana, di altruismo, di valori sociali …… in un mondo del genere (meglio dire: degenere) non c’è spazio per queste obsolete amenità, dobbiamo solo salvaguardare le tasche dei nostri aguzzini autodistruggendoci in una spirale senza fine di spese inutili, di crescita economica dei loro portafogli, di indicibili intrallazzi per permettere l’accumulo continuo di ricchezza nei paradisi fiscali solo per pochissimi esseri mortali (l’1% su 7 miliardi di persone) che possiedono più del doppio del patrimonio economico dell’intera popolazione mondiale. Bello schifo!

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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