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Ricordate Karl-Heinz Rummenigge, il celebre calciatore tedesco dell’Inter? In un’intervista di un quotidiano tedesco Rummenigge ha dichiarato: “i calciatori e i loro agenti si sono infilati in questa trappola. Chiedendo sempre più e stipendi sempre più alti, costringono i club a generare ricavi sempre più elevati. E da dove provengono questi ricavi? Da più partite“.
Come dargli torto? Il mondo del calcio è andato oltre ogni limite “morale” e strutturale. Giocatori scandalosamente strapagati, campionati nazionali organizzati in perfetto stile “random” senza alcuna regolarità degli eventi né nell’ambito delle giornate né in quello delle ore di gioco, partite spalmate nell’arco dell’intera settimana, troppi impegni e troppi conseguenti infortuni che finiscono per stravolgere anche gli stessi risultati, intrallazzi malavitosi nelle vendite dei biglietti e nella gestione delle tifoserie, guerre commerciali ed economiche generate dai diritti televisivi, toto nero, scandali del calcio-scommesse, e chi più ne ha più ne metta.
Insomma chi amministra e gestisce il mondo del calcio professionistico ha creato un caos irreversibile che, invece che aumentare l’interesse degli appassionati, ne sta provocando la nausea.
La quantità, se finalizzata esclusivamente al profitto assoluto, diventa killer della qualità e del relativo interesse delle masse popolari.
Il calcio di una volta era un’altra cosa. Chissà, forse se diamo un calcio all’attuale mondo del calcio, mostrando così disinteresse di massa per l’involuzione di questo sport, potremo costringere coloro che lo gesticono e lo amministrano a tornare indietro nel tempo, a giocare solo tre coppe internazionali, a scendere in campo solo la domenica pomeriggio in tutti gli stadi, ad “arruolare” solo un giocatore straniero in ogni squadra, ad appassionarci a seguire in diretta alla radio, mentre siamo allo stadio, tutte le altre partite che si stanno giocando contemporaneamente negli altri campi …. dite la verità: non era mille volte più bello?!