Un sentimento fra i più belli esistenti nella natura umana, ovviamente dopo l’amore, era l’amicizia.
Dico era perché da molto tempo è praticamente sparito dalla faccia della terra, almeno da quella di parte occidentale.
L’amico o l’amica, tanto tempo fa, era la persona che ti stava più vicina al di fuori della famiglia. Con essa condividevi la tua vita, le tue emozioni, i tuoi dolori e le tue gioie. Era sempre la persona giusta cui confidare tutto per ricevere una parola di conforto o un aiuto spirituale per poter affrontare al meglio le tue difficoltà.
Ma la cosa più bella era la biunivocità del sentimento. Davi per ricevere e ricevevi per dare, una forma di simbiosi quasi perfetta.
Oggi l’amicizia non esiste più, è stata avvelenata dalla competitività, dall’aggressività, dalla megalomania imperante e dalla smania di protagonismo a tutti i costi.
Concedere “spazio” nella propria vita a una persona che può sempre rivelarsi un “pericoloso avversario” per le insulse aspirazioni di popolarità tanto di moda nella società contemporanea, potrebbe arrecare “danni” alla sfera delle ambizioni personali, dunque occorre tenere a distanza quello che una volta poteva essere considerato un “grande amico“, o peggio ancora, occorre screditarlo e denigrarlo il più possibile per poter assurgere a ruoli primari e non da comprimari.
Se poi invece fingi ipocritamente di stargli vicino con un affetto che ormai è il fantasma di quel legame chiamato amicizia, hai motivazioni personali ben specifiche, per esempio, la carriera professionale, una possibile raccomandazione, dei buoni ritorni economici, possibilità di altre conoscenze da sfruttare, ecc. ecc.; tutta roba insomma che con l’affetto e i sentimenti umani c’entrano ben poco.
In un noto musical c’era un’aria che diceva così: Gli amici a questo servono: a fare compagnia. Se questo musical (“Aggiungi un posto a tavola“) dovesse essere riproposto oggi il brano dovrebbe essere parafrasato in un modo ben diverso: Gli amici a questo servono … affari … e basta.