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Ci stanno trivellando le meningi

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vulcan

Leggo purtroppo tanta brutta roba sul prossimo referendum del 17 aprile.

Come sempre, in Italia per lo meno, ad ogni problematica, ad ogni argomento, ad ogni tema in discussione, si generano sempre “in automatico” due fazioni opposte che la pensano l’una al contrario dell’altra.

Non c’è mai una unità di vedute, questo sia per la disinformazione, che costituisce il motivo principale di queste contrapposizioni, sia per la “moda”, diffusa in una certa categoria di persone, di volerla pensare sempre difformemente alla massa per esaltare il proprio ego malato di protagonismo, o per distinguersi in qualche modo (anche arrampicandosi sui vetri con l’uso delle parole) dalla pletora di altri cittadini che la pensa in modo opposto.

E qui, giù con il campionato nazionale di “giramento delle frittate“, via con il salto in alto sull’oggettività, avanti tutta con prove e documentazioni venute fuori dal nulla e, guarda caso, materializzatesi per l’occasione da qualche parte sul web, su Wikipedia o su chissà quali strani archivi informatici, magari anche statali.

Nel caso in questione il caos regna ormai sovrano.

Proprio quando sembrava chiaro alla massa popolare che lo stato ci stava “silurando” con l’ennesima porcata a favore delle multinazionali e a scapito dell’ambiente, del territorio e della popolazione, e che il referendum avrebbe potuto per lo meno mitigarne i danni, ecco venire fuori improvvisamente dal “sottosuolo” social-mediatico strani pensieri opposti, trivellati e tirati su al momento giusto per tentare di neutralizzare ciò che aveva fatto, fino a quel momento, la campagna “No-Triv” di Greenpeace & C.

Strani “algoritmi filosofici”, che vorrebbero convincere a non andare a votare per non fare raggiungere il quorum o di votare addirittura NO per mantenere le trivelle (già operative) senza alcuna scadenza, riempiono le pagine dei giornali, dei blog e dei social, sostituendosi piano piano alle equipollenti elucubrazioni uguali e contrarie.

Quando una cosa sembra apparire ormai certa (la vittoria del “SI’), per portare in pareggio le probabilità che si possa affermare l’esatto contrario (la vittoria del “NO) occorre seminare il dubbio.

Così da due/tre giorni sto leggendo post che sembrano veri e propri saggi di certi “scienziati”, fino a ieri sconosciuti e oggi visitatissimi in rete, che stanno “spostando”, anche se lentamente, l’ago della bilancia verso la soluzione che fa più comodo a chi ha interesse nelle trivellazioni.

Ci stanno insomma “trapanando” il cervello con le loro tesi alternative al “SI’”, che tuttavia continuano ad apparire veri e propri sofismi dialettici più che sensate osservazioni in rispetto della logica che ha motivato il referendum.

Io mi sono comunque fatto una personalissima idea al riguardo ma, contrariamente a quanto fatto da tanti internauti, non ho alcuna intenzione di esternarla, né di scrivere un trattato per giustificarla; per i confusi segnalo che la domanda che troveremo stampata sulla scheda è:

Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?“.

Come vedete il quesito non riguarda percentuali di estrazione di petrolio rispetto al gas (anche se certe pubblicità pro-sì puntano solo sulla problematica inquinante del greggio, non sembra meno pericolosa l’estrazione di gas che i comitati pro-no vorrebbero di conseguenza giustificare e liberalizzare), non parla di spostamenti oltre certe soglie di distanza dalla costa, né di presunte catastrofiche previsioni di macro-economia nazionale in caso di vittoria del “SI’“, si tratta solo di stabilire se le concessioni che attualmente permettono le trivellazioni debbano essere stoppate alle naturali scadenze dei rispettivi contratti o essere approvate “sine die” fino al totale esaurimento dei giacimenti, liberalizzando di fatto il celebre “fracking” (fratturazione delle rocce sottomarine per aumentarne la permeabilità e la produzione estrattiva sia del petrolio che del gas contenuti nel giacimento).

Cliccando qui  o  qui  potrete visionare due interessanti pagine di “Repubblica.it” e de “Ilsole24ore.com” che espongono piuttosto bene, e soprattutto senza elucubrazioni di parte, i dati sul referendum ed entrambe le tesi in ballottaggio. Vi consiglio di leggerle per non cadere in facili “convinzioni” per “simpatia” o “antipatia” nei confronti di chi ha esposto in rete le diverse argomentazioni.

 

Invito dunque tutti a documentarsi e comunque di andare a votare civilmente il 17 aprile prossimo con “coscienza e conoscenza”.

E per concludere, al di là di qualsiasi motivazione economica o sociale possa spingere l’uomo a fracassare il fondo marino nella continua ricerca di antiche fonti energetiche, in ogni caso ormai inevitabilmente in via di esaurimento, e perfettamente conscio delle possibili canzonatorie osservazioni nei miei confronti da parte di alcuni di voi riguardo la mia volontà, precedentemente manifestata, di non esprimere indicazioni sulla mia scelta del 17 aprile prossimo, vorrei ricordare comunque a tutti un dato di fatto inoppugnabile:

Nel Mediterraneo, proprio nelle zone di massima concentrazione delle trivelle di proprietà delle multinazionali dell’energia, esistono almeno due enormi vulcani sommersi.

Uno è il Marsili, localizzato a circa 150 km dal gruppo insulare Eoliano, l’altro corrisponde al tratto del Canale di Sicilia dove sorse nel 1831 l’Isola Ferdinandea, poi rinabissatasi l’anno successivo.

Questo seconda piattaforma si chiama Banco di Graham, ed è ancora quasi completamente sconosciuta, pur trovandosi a soli 7 metri sotto il livello marino; in zona poi esistono anche il “Banco Terribile” e il “Nerita”, che insieme al Graham hanno generato eruzioni storiche da ben 9 grandi crateri sottomarini.

In atto sono vulcani dormienti ma di potenza smisurata (generare un’isola alta oltre 4 km e rimangiarsela interamente dopo un anno vi sembra roba da poco?).

Bucare, frantumare, risucchiare materiale dal fondo marino in quelle zone, sia esso petrolio che gas, vuol dire alterare gli equilibri delle zolle … ritenete sia cosa saggia? Allora trivellate pure.

 

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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