Per anni, per decenni, la sinistra italiana ha vissuto all’interno di una dimensione aliena, impantanata intorno ai fantasmi dei propri stereotipi e a un “brainwashing”, anche mediatico, che tali spettri ha inconsapevolmente e ineluttabilmente alimentato.
Dal basso di un’ingiustificata arroganza, si è considerata portatrice di una supremazia culturale che non ha mai avuto riscontro nei fatti.
Si è ritenuta la sola a difendere i bisogni delle minoranze, senza comprendere, invece, che era semplicemente l’unica a farlo senza filtri, senza analisi logiche della realtà, senza l’esame di quelle combinazioni causa-effetto che, sradicate da qualsiasi teoria, rendono la teoria stessa fatua, inapplicabile, ovvero sciocca.
Si è allontanata dalle classi sociali che ha sempre sostenuto di proteggere, alleandosi con le oligarchie dell’alta finanza, nazionale ed europea, e cominciando a osservare tutto dall’alto, a bordo di un elicottero di perbenismo e agio.
Ha affrontato i problemi dell’emarginazione discutendone dai quartieri ricchi, con le mani nettate dal fango quotidiano, a bordo di yacht o nei ritrovi dei circoli tennistici, durante soirée a colpi di ostriche e champagne o nei foyer dei teatri più eleganti.
Ha iniziato a giudicare l’immigrazione clandestina attraverso la conoscenza delle proprie colf, dimenticando, a bordo dei taxi, i gironi di un inferno notturno che avvolge stazioni e metropolitane.
Ha soltanto letto (e scritto!) la realtà, insomma, come fosse un romanzo d’appendice, talvolta stravolgendone persino il finale, con la certezza che quel libro, per quanto verosimile, non fosse altro che un libro, incapace di corrompere i privilegi acquisiti.
Ha continuato, in sostanza, a riempirsi la bocca di princìpi mistificati ogni giorno, disconosciuti ogni sacrosanta ora (per dirla alla J-Ax…) osservata sul Rolex d’oro agganciato in bella vista al polso sinistro.
Ha seguito criteri di coerenza, intellettuale e sociale, che farebbero arrossire anche la coscienza più laida, forte della consapevolezza che oggi, nel terzo millennio, la coerenza non è più una dote universalmente riconosciuta.
E adesso, forse perché prosegue a conservare a stretto contatto l’establishment globale, annebbiata da questa sensazione, non c’è alcun barlume di “mea culpa”, bensì va avanti la solita “caccia alle streghe”, l’inseguimento di quei fantasmi che in tale stato l’hanno pian piano ridotta.
Pertanto non c’è altra strada che chiamare “populismi” le esigenze del popolo, delle masse, che infatti la ripudiano ogni giorno di più e se ne distaccano con vigore, lasciandola avvitata a uno status quo ancora permanente, ai nuclei d’illegalità e nullafacenza dei centri sociali e agli oltranzisti dell’utopia, che nell’ammettere la sconfitta delle proprie idee confesserebbero, e per questo non lo fanno, la propria decadenza.
Nel frattempo, però, un neo governo di destra ibrida e rabberciata seguita a sbagliare i toni, gli argomenti, le rimostranze, ponendo in luce temi che non sono in discussione e fornendo altra carne avariata ai famelici divoratori di bigattini, per i quali l’urlo e il “mamma, li turchi!” continuano a rappresentare la sola opportunità di opposizione politica, inevitabilmente sfociante in quel mare magnum di diavolerie e stupidaggini varie di cui i social network per primi si fanno portavoce.
I social network, tuttavia, sarebbero il mare minore se a gridare corbellerie fossero solamente i politologi del web, la gente comune, gli sparuti trinceristi di se stessi di cui sopra; ma quando a farlo diventano, in prima linea, i rappresentanti politici di questa sinistra superata per tutti tranne che per loro, allora capisci che quegli spettri sono sempre lì, dietro i loro angoli, a terrorizzarli ogni istante con rumori di catene che appaiono possibili soltanto ai loro occhi.
E comprendi, infine, che tra guerre di posizione, di condominio, di città e frazioni, di tifoserie calcistiche, questo popolo che popolo non è mai stato mai lo diventerà davvero, troppo impegnato a custodire il proprio orticello, materiale o ideologico, anche quando la grandine ha già annunciato di spazzarlo via. Non la grandine di questo o di quel governo, ma quella della gente d’Europa e del mondo, che ha già preso la propria direzione in maniera netta e lì s’indirizza, anche se dell’alto del proprio elicottero di lusso la sinistra non è più in grado di vederlo; oppure, più semplicemente, non è capace d’ammetterlo a se stessa, perché per accettare la sconfitta occorrono coraggio e, anche qui, una buona dose di coerenza…