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L’importanza delle parole

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Non commento il fatto politico, perché so capire bene da solo, da fine provocatore qual è, che Salvini abbia provocato: ha gettato la rete per i cefali e i cefali non hanno mancato all’appello.

Commento, invece, l’elemento sociale che scaturisce da una profonda ignoranza lessicale.

Ci si è talmente abituati alla semplificazione, che lemmi che nel dizionario italiano hanno molteplici significati vengono letti esclusivamente nell‘ottica di quello più abusato. “Non decidono loro dove finisce la crociera“, ha dichiarato Salvini. E giù gli anatemi facebookiani e i twitter inviperiti, a sottolineare quanto cinismo possa esserci nel definire una rotta migratoria una vacanza su Costa o MSC.

Eppure, da Treccani (per chi ne avesse bisogno), “crociera turistica” è l’ultimo, ma davvero l’ultimo, tra i significati di “crociera”, che di base significa: “Navigazione metodica, di una o più navi, compiuta in un determinato tratto di mare o lungo la costa […]” (e il resto potete cercarlo da soli), al punto tale che è un lemma del gergo spiccatamente militare (ma non solo).

Poi c’è la crociera d’istruzione (avete presente, ad esempio, l’Amerigo Vespucci con i cadetti dell’Accademia navale di Livorno?).

Infine, ma solo infine, la crociera turistica, quella con le bibite fresche, la camicie sbottonate e la musica, per capirci.

Ora, al di là della provocazione salviniana, come scritto in premessa, è mai possibile che quando si ascolta la parola “crociera” la prima e sola cosa che viene in mente è l’accezione meno pertinente? Sì, evidentemente. A dimostrare non soltanto l’ignoranza lessicale e linguistica di un popolo che da questo punto di vista edotto non è stato mai, ma anche e soprattutto la superficialità d’informazione, d’indagine e, peggio ancora, di reazione della gran parte di noi. E i social fanno da amplificatore multiplo all’impreparazione…

Autore dell'articolo: Alessandro Vizzino

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