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Attenzione a chi attenziona

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Quinta puntata della nostra Rubrica interna LE PAROLE SONO IMPORTANTI ovvero DISFUNZIONI LINGUISTICHE DELLA DISSENNATA SOCIETA’ CONTEMPORANEA

Stavolta si parla del verbo ATTENZIONARE.

ATTENZIONE A CHI “ATTENZIONA”… di Alessandro Vizzino

È giusto sottolineare in premessa che “attenzionare” non è un neologismo né un verbo grammaticalmente scorretto da un punto di vista tecnico, come la Crusca stessa conferma.
È un verbo, tuttavia, strettamente legato all’ambito burocratico e/o giuridico, che lì nasce e che non trova riscontro in altri contesti, e che molti dizionari, Treccani in primis, nemmeno contemplano.
Possiamo limitarci a dire, pertanto, che è soltanto un verbo oggettivamente brutto, soprattutto fuori dai suoi limiti.
L’informazione pubblica ne ha però abiurato l’utilizzo, iniziando a usarlo – come spesso fanno i giornalisti – un po’ in ogni caso, a mo’ di tormentone, come un motivetto estivo, senza preoccuparsi un minimo, se non della sua correttezza, della sua congruità.
Se è vero, quindi, che l’italiano come ogni lingua si trasforma nel tempo (non parlerei necessariamente di “evoluzione”), non è più vero se questo nasce da pochi e diventa poi di molti solo per il dogma, sbagliatissimo quanto tipicamente tricolore, del: “Beh, se lo ha detto lui”.
Così chi lo utilizza in televisione, ad esempio, senza preoccuparsi di un’analisi attenta e dell’esistenza di decine di sinonimi più appropriati (vigilare, sorvegliare, controllare, tenere d’occhio, ecc.), da inconsapevole fautore diviene vittima di se stesso, aiutando un proliferare d’utilizzo che da abuso diventa uso, che da improprio comincia pian piano a percepirsi normale.
Ormai è tutto un diffondersi di “attenzionare”, ovunque, anche in tema di fenomeni sociali, di calcio, di operetta o di gastronomia. E questo dimostra, se ce ne fosse stato ulteriore bisogno, che siamo un popolo di bisonti (giusto per cambiare animale e non offendere ogni volta capre e pecore), principalmente in ambito linguistico, poiché spesso non si possiedono i mezzi conoscitivi per un arbitrio che travalichi gli eccessi e i soprusi lessicali collettivi.
Una mandria che corre verso una direzione ignota e per ragioni che non sa comprendere, che galoppa e basta, dove e come le hanno detto di farlo. Semplicemente. Perché, in fondo, per appurare l’esattezza di un concetto o di un lemma, soprattutto in chi non ha costruito le basi per una valutazione soggettiva e precisa in ambito linguistico e non solo, basta sempre il vecchio adagio: “Beh, se lo dicono loro…”

Autore dell'articolo: Alessandro Vizzino

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