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Dopo la Realtà Aumentata ora arriva la Realtà Sfigurata

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Abbiamo condiviso un interessante post nel quale, portando a esempio il celebre quadro del 1937 di Salvador DalìCigni che riflettono elefanti“, l’autore, Daniele La Barbera, evidenzia come nel nostro mondo, mortificato dalla falsità dei media, la realtà assume forme sempre diverse a secondo come la si presenta; potremmo parlare di Realtà deformata dall’interpretazione propagandista e dagli interessi occulti che non mancano mai in qualsiasi circostanza.

 

LA SCOMPARSA DEL REALE
COME UNA GUERRA DIVENNE UN’OPERAZIONE SPECIALE, IL MASSACRO DI BUCHA UN SET CINEMATOGRAFICO, IL VIRUS DIVENTO’ VAIRUS, I VACCINI VAXXINI, IL GREEN PASS UN NAZIPASS, MENTRE I CAMION MILITARI DI BERGAMO ERANO BELLEVUOTI
La realtà assume sempre più le sembianze di un luogo incerto e magmatico, dove non è per niente agevole estrarre una qualche parte, anche piccola, di verità in purezza, ripulita da tutte le possibili contaminazioni: finzione, simulazione, falsificazione, menzogna, o, più semplicemente, interpretazioni egocentriche e autoreferenziali di dati e situazioni, pur nella loro evidenza e obiettività.
Come in un aberrante gioco di specchi deformanti, la percezione soggettiva del reale frantuma la realtà in una miriade di possibili varianti, e, come nel famoso quadro di Dalì, i cigni finiscono per riflettere sullo specchio del lago l’immagine degli elefanti.
La pandemia, come ho già notato altre volte, ha dato uno straordinario impulso a un processo già in evoluzione, che consiste nella dubitabilità del reale, fino alla sua totale evanescenza. Il reale è diventato quindi sostituibile da qualunque ipotesi che ci convinca, che elaboriamo su di esso, che corrisponda maggiormente ai nostri giudizi e alle nostre idee. Sembra che le cose debbano sempre più essere come a noi piacciono che siano, la loro sostanza si avvicina in maniera sempre più fatale al nostro piacere.
Rifiutarsi di accettare qualcosa che non risulti gradevole e in sintonia con i nostri presupposti e orientamenti e rileggere la realtà in maniera antitetica a come anche la più stringente evidenza richiederebbe è ormai un’operazione universalmente diffusa: coinvolge i politici, i governi, le istituzioni, le nazioni, ma anche ogni individuo che il complesso e articolato sistema dei social media abbia integralmente trasformato in un opinion leader “qualificato” ed esperto – pressoché in ogni ambito dello scibile – produttore e diffusore di “visioni” della realtà non negoziabili. La guerra di Putin ha ulteriormente accentuato la tendenza a dare alla realtà le spiegazioni e le interpretazioni che più ci aggradano, con la pretesa che la versione che si adegua al nostro sentire debba essere quella capace di contenere tutta la verità dei fatti e che nessun’altra differente lettura sarà mai possibile né accettabile. Una realtà, per così dire, deformabile a piacimento, modificabile per definizione e la cui natura di adattabilità è divenuta, per molti, premessa fondamentale per potere dire alcunché del mondo e dei suoi accadimenti.
E’ anche per questa ragione che questi due grandi eventi – la pandemia e la guerra – la cui portata in termini di conseguenze psicologiche, economiche, sociali è immensa e difficilmente delimitabile, attivano faziose modalità conflittuali di inemendabile e irriducibile inconciliabilità: infatti, se dai fatti e dalle situazioni se ne ricava ciò che si vuole, radicalizzando a piacimento quegli aspetti che tornano molto utili per difendere le proprie tesi, qualsiasi possibilità di confronto e dialogo evapora all’istante.
E’ evidente che il pervasivo, estensivo ed immersivo sistema dei media che costruisce le coordinate basiche dell’esperienza dell’uomo post-moderno ha avuto e continua ad avere una parte attiva nell’intensificare queste dinamiche.
Parafrasando Jean Baudrillard, genio profetico, allo stesso tempo testimonial e critico della società post-moderna, il Virtuale, e la consuetudine sempre più intima con questo, stanno annientando la realtà, diluendone in maniera estrema il relativo sentimento e favorendo in tal modo la ricostruzione autocentrata della realtà sulla base dei propri umori, intendimenti, teorie, ma – anche – passioni da stadio, che non è detto che dallo stadio non possano spostarsi molto disinvoltamente alla politica, alla società, all’etica e a tutti i settori nei quali si declina la nostra esperienza del mondo.
Se i media trasformano la realtà in immagine, e se di questo mondo noi facciamo sempre più esperienza attraverso le immagini, la duplicazione virtualizzata della realtà può rendere sempre più precaria la distinzione del vero dal falso, la discriminazione del reale dal virtuale. E può, quindi, ulteriormente promuovere tutte le interpretazioni e le letture, anche le più arbitrarie, confabulatorie, farneticanti, o – più semplicemente – false o distorte.
La Televisione, con il suo “eccesso” di visione ha costruito i presupposti non solo per le dinamiche che stiamo cercando di descrivere, ma anche per degradare quello che potremmo chiamare “Il principio di realtà televisivo”; nell’arco di poche decine di anni siamo passati dall’assunto: “è vero, lo hanno detto in televisione” al suo contrario, senza intermediazione: dalla ingenua adesione integralista al medium, alla sua paranoica e altrettanto totalizzante disconferma.
L’esasperazione televisiva dello sguardo sul mondo non ha quindi solo divorato la realtà variamente e spettacolarmente clonata dal medium, ma ha finito col cannibalizzare se stessa, sempre più degradata a finzione della finzione, dalla quale secondo, alcuni, l’unico rimedio può essere trovato nelle bolle cognitive e sottoculturali dei social media, i media orizzontali dove il potere di adattamento della realtà al proprio sentire è massimo e massimamente libero e disancorato da qualsiasi esigenza di confutare il proprio pensiero con qualche elemento di obiettività non discutibile. Ecco perché oggi è possibile affermare, contro ogni logica ed evidenza, che il massacro di Bucha è una messa in scena, che i camion con i morti di CoViD a Bergamo erano una finzione, che le epatiti che colpiscono oggi i bambini di mezzo mondo sono causate dal vaccino.
E non importa se i satelliti hanno mostrato per giorni i poveri morti di Bucha, non importa delle centinaia di famiglie della Bergamasca che hanno perso un congiunto a causa del CoViD, non importa se i bambini oggi colpiti da epatite nella quasi totalità non sono mai stati vaccinati, non appartenendo alle fasce di età vaccinabili. Negli anni ’70 Claudio Rocchi cantava: “Quando gridi la realtà non esiste, hai deciso di esser dio e di creare” e forse mai avrebbe pensato che il suo testo ricco di implicazioni spirituali oggi avrebbe evocato ben altri approcci alla realtà, al servizio di ciò che di più illusorio e pericoloso possiamo immaginare: il nostro ego e i suoi sguardi avidi e interessati sul mondo. Soluzioni? Nessuna. Rimedi? Zero. Antidoti? Inesistenti! Tranne di non seguire il consiglio del filosofo coreano Biung-Chul Han, professore all’Università di Berlino (ma la vedo dura): se il mondo si fa sempre più inafferrabile, nuvoloso e spettrale, piuttosto che soggiornare su Google Earth e il Cloud, torniamo ad abitare la terra e il cielo!”
 

Autore dell'articolo: admin

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