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Il vizietto inglese

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Sapete chi sono gli “ANGLIZZATI”? Si tratta di povere “anime perse” che pensano di ottenere maggiore interesse dal prossimo utilizzando di continuo termini inglesi quando sanno benissimo che esistono omologhe parole in lingua italiana.

In genere le categorie più colpite da questa “patologia” sono i politici, i bancari, i manager e i giornalisti. Quando l’hanno fatto, hanno studiato su testi imbottiti di terminologia britannica e hanno subito dai docenti un vero e proprio lavaggio del cervello con shampoo anti-italico.

Per questo, consciamente o inconsciamente non si sa, intercalano ogni tre parole in idioma locale una parolina “d’oltre-Manica” , forse anche perché ritengono così di non apparire loro stessi “mezze-maniche”, come pensano siano tutti gli altri lavoratori che si esprimono interamente in italiano.

Non si tratta però sempre di semplici esaltati che cercano di farsi notare dagli altri che girano intorno, il loro ibrido idioma talvolta non è frutto di una libera scelta, ma bensì il prodotto di un condizionamento, l’effetto ridicolo di una “moda” che dagli anni ’90 del secolo scorso sta lentamente distruggendo la meravigliosa lingua nostrana. Nel loro sensibile cervello c’è anche l’influsso malefico di certi libri di testo sui quali hanno studiato, di internet, dei “BRIEFING” aziendali (vedete come può essere facilmente sostituito il termine RIUNIONI in insulso lessico britannico?), nonchè della moda accademica degli ultimi anni che “impone” a chi vuol essere un “rampante” questa stupida, quanto inutile, ostentazione di cultura linguistica.

Assistere ad un discorso degli “anglizzati” è un vero e proprio festival dello “slang” inglese (come vedete anche chi vi scrive può adoperare facilmente le magiche parolette straniere).

Se si parla di andare avanti “passo dopo passo”, occorre dunque esprimersi necessariamente con uno “step by step”, se ci si incontra con altri colleghi si fa un “meeting”, assistere un cliente è solo un “costumer care” (anche se per molti superficialotti poco anglizzati quest’ultimo termine descrive esclusivamente un effetto dovuto alla richiesta eccessiva di abbigliamento “firmato” che ha fatto diventare “cari anche i costumi) … e così via, inutile riportare qui gli infiniti esempi di questo strazio linguistico. Per questa gente la lingua italiana è diventata ormai un vero ricettacolo di termini britannici, forse neanche più adoperati nella madre patria che li ha generati; quindi segnalano come “coffe-break” la loro pausa-caffè, si dichiarano ufficialmente “project manager “ quando sono a capo di un programma, o presentano un “business-planning” invece di un più italico, e pertanto meno snob, “piano di lavoro”.

In un ipotetico inferno dantesco contemporaneo queste “anime perse” dovrebbero essere puniti adeguatamente, per esempio potrebbero essere obbligati a esprimersi con i loro demoni esclusivamente in una lingua antica e pressoché sconosciuta, a scelta : in assiro-babilonese, in sanscrito, in turco-ottomano, in sumero … fate un po’ voi. Potranno così rivolgersi ai loro diavoli-custodi infernali, per un qualsiasi bisogno, solo in questi idiomi; per esempio per chiedere il permesso di andare al cesso dovranno dire:

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…e saranno quindi mandati a cacare con un semplice:

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Autore dell'articolo: Santokenonsuda

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