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Addio Marco Simoncelli: perchè ieri, perchè tu?

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Ho vissuto insieme a milioni di telespettatori la morte in diretta di un campione sportivo. La morte porta dolore, in diretta ancor di più.

Quando se ne va un ragazzo di 24 anni, anche se non lo conosci personalmente, se non sei un appassionato sportivo, ti sembra di perdere un amico, un fratello.

Marco Simoncelli era un ragazzo normale, senza fumi, senza grilli per la testa, solo riccioli. Un’esplosione di gioventù. Un campione sulla pista ed un campione nella vita. E’ morto davanti ai nostri occhi, senza che nessuno potesse far nulla per salvarlo. 

Ho visto piangere il padre, ho visto piangere la fidanzata, ho visto piangere i suoi compagni/avversari di mille battaglie.

Marco non c’è più, la sua vita si è spezzata come uno schiocco di dita, come un flash, come un lampo; la sua moto è sbucata dalla curva e la sua vita è teminata lì.

Le immagini, crude ma vere, hanno riempito gli schermi televisivi per ore, fino alla nausea: la moto di Marco sparisce prima della curva, riappare improvvisamente fuori da ogni logica fisica dopo la stessa curva, con il pilota abbarbicato tra la ruota anteriore ed il telaio.

Lui l’abbraccia per non perderla, perchè Marco non voleva cadere. Perchè Marco era bravo a non volere cadere. Se ieri fosse stato meno bravo e fosse andato fuori pista, oggi ci racconterebbe l’episodio con quel suo viso smorfioso e la “parlata” romagnola.

Invece Marco Simoncelli non c’è più, non ci sarà mai più, il leone dai riccioli d’oro ci ha ha lasciato ed è volato via.

Oggi mi passano le immagini dell’incidente tra gli occhi e la mente: di continuo. Il mio pensiero si sofferma su quella moto che rientra nello schermo dalla parte sinistra, Marco abbracciato ad essa in una posizione assurda, la ruota di Edwards che lo centra sul collo, il casco che vola, il cuore che smette di battere.

Mi assalgono tanti pensieri, tante domande: ma se fosse scivolato come accade a tutti? Se fosse rimasto in sella? Se la ruota l’avesse colpito nella spalla e non sul collo? Se il casco non fosse volato via? Oggi più che mai mi rendo conto che la nostra vita non è scritta con i se e con i ma.

E’ colpa del destino? Perchè Marco doveva morire ieri? Perchè ieri doveva morire Marco?

Ciao Marco.

Autore dell'articolo: Carlo Ferlisi

2 commenti su “Addio Marco Simoncelli: perchè ieri, perchè tu?

    Gabel

    (24/10/2011 - 19:44)

    Caro carlo, come si fa a rispondere a certe domande che giustamente ti fai e ci facciamo tutti. Se penso a quanti giovani che come marco sono morti in un attimo, quanti bambini, quanti adulti, quanti anziani. C’e’ per me una differenza, che forse marco in virtu’ dello sport pericoloso (e non mi dite che non e’ cosi’) che praticava, sapeva che poteva esserci questa possibilita’, ma l’amore per la moto e sopratutto per la corsa e’ stata piu’ forte di ogni paura. Lo so, non si dovrebbe morire a 24 anni, neanche attraversando la strada. Non possiamo certo fermare questo sport che continuera’ ugualmente ad avere i suoi campioni e le sue vittime, ma noi comuni mortali possiamo e dobbiamo stare attenti per le nostre strade, perche’ la nostra vita e quella degli altri e’ troppo preziosa per lasciarla andar via per una piccola disattenzione.

    Carlo VII

    (24/10/2011 - 20:05)

    Hai perfettamente ragione.

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