E’ veramente il colmo! Non solo il contribuente deve pagare la tassa, ma anche per ricevere il relativo modulo cartaceo viene sottoposto ad ulteriore tassazione aggiuntiva, che ovviamente fa business nelle tasche delle solite società “magna-magna”, che spuntano come i funghi nel momento stesso in cui viene “scoperto” un sottobosco burocratico sul quale possono svilupparsi liberamente.
Già risulta incomprensibile il fatto che la tassa sul ritiro dei rifiuti debba essere notificata ai contribuenti quasi fosse un atto giudiziario contro il cittadino e non un normale tributo annuale come tanti altri che non prevedono invece atti amministrativi tanto onerosi e persecutori.
Le comunicazioni relative alla Tarsu (ricordo: tassa sul ritiro dei rifiuti solidi urbani), divenuta ormai un “cannibale”, come più volte ho avuto modo di dire negli articoli precedenti di questo blog, vengono inviate per ben tre volte all’anno ai contribuenti, con relative spese di spedizione e notifica ovviamente a carico dei destinatari e delle relative posizioni esattoriali.
Una prima volta a luglio, in forma di raccomandata semplice e senza obbligo di pagamento, quindi con nessuna effettiva motivazione che non sia la possibilità di ingenerare (in malafede) errori e duplicazioni di versamenti con l’accavallamento del secondo inoltro di modulistica effettuata invece a fine anno, stavolta con notifica ufficiale per far decorrere le previste scadenze e le messe in mora per gli inadempienti.
Per coloro che ricevono la notifica tramite il portiere dello stabile è poi prevista la “notifica di avvenuta notifica”, una terza lettera, anch’essa sotto forma di raccomandata, che i contribuenti ricevono pochi giorni dopo, ma sempre tramite lo stesso portiere al quale è stata notificata la precedente comunicazione.
Insomma….siamo alla pura follia!
E’ una sorta di “transumanza“ di tonnellate di carta inutile, in un’epoca nella quale la società è invece alla ricerca delle più svariate soluzioni per produrre meno carta possibile, per inquinare di meno e per smaltire meno rifiuti, guarda caso proprio l’oggetto della tassa.
In tutto questo occorre portare a conoscenza della gente anche un’altra magagna sommersa che in pochi conoscono.
In Sicilia il concessionario della riscossione, la Montepaschi Serit, è autorizzata ad appaltare e subappaltare il servizio di notifica, generando così, con questa “maledetta” Tarsu cannibale, l’ennesimo business da diversi milioni di euro, sempre sulle spalle dei contribuenti che in questi ultimi anni hanno così sostentato: la “Serit”, la “Recapitalia Tributi” di Milano e, ultimamente, il “Consorzio Stabile Olimpo”.
Solo per poter ricevere una striscia di carta da presentare alla Posta per pagare una tassa, già di per se calcolata con modalità insulse, antiquate e scorrette, i siciliani hanno speso nel 2004 (ultimo dato che sono riuscito a riscontrare, ma negli ultimi sette anni la cifra sarà ovviamente ancora superiore) ben 4.431.000 euro, solo per le notifiche di questi tributi nella propria regione.
La Tarsu non è più una normale imposta per il ritiro dei rifiuti solidi urbani, è un cannibale che sta crescendo a dismisura, fagocitando il denaro dei contribuenti per fini ben diversi da quelli istituzionali per i quali è stata generata…e il business delle notifiche ne è l’ennesima prova.
2 commenti su “Il business delle notifiche. Piccoli cannibali crescono”
Carlo VII
(30/11/2011 - 15:12)Complimenti per il francobollo, è da collezione.
Il postino non suona neanche una volta « STRISCIA LA PROTESTA
(21/06/2013 - 14:58)[…] casi queste notifiche costituiscono veri e propri furti alla cittadinanza (vedi articolo ” Il business delle notifiche – piccoli cannibali crescono” pubblicato in questo blog il 30 novembre 2011) trattandosi di banali moduli di pagamento, […]