Le Pari opportunità ora invocate dagli uomini

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Il “principio” giuridico che ha dato principio al nuovo specifico Ministero delle Pari Opportunità (per dirla con un piccolo gioco di parole), è il divieto, previsto in tutta l’Unione Europea di porre ostacoli o impedimenti alla legittima partecipazione di ciascun individuo  alla vita economica, sociale e politica del proprio paese, senza alcun pregiudizio su religione, sesso (o orientamento sessuale), razza, disabilità, età e convinzione personale.

In Italia questo Ministero è stato interpretato, sin dalla sua costituzione avvenuta nel 1995 a seguito della “Conferenza Mondiale sulle donne” di Pechino, solo ed esclusivamente come istituzione pubblica per la vigilanza su possibili discriminazioni contro le donne.

Ma la reale missione di questo organismo deve essere intesa più correttamente a 360 gradi, e non col paraocchi delle disparità perpetrate solo da comportamenti sociali, innegabilmente barbari, improntati al maschilismo.

Anche gli uomini devono essere trattati con eguale considerazione nell’ambito sociale; quando si parla genericamente di “individui”, nel principio giuridico citato in  principio dell’articolo (per continuare con il gioco di parole), vengono indicati sia gli uomini che le donne, eppure dal 1996 in poi chi ha rivestito l’incarico di Ministro delle Pari Opportunità è stata sempre una donna (Anna Finocchiaro, Laura Balbo, Katia Belillo, Stefania Prestigiacomo, Barbara Pollastrini, Mara Carfagna, Elsa Fornero, Josefa Idem).

Rispetto al 1995 i cambiamenti sociali, almeno in Occidente, sono stati straordinari.  Le donne (che già numericamente sono più degli uomini) in molti casi si sono perfettamente integrate nel sistema. Troviamo figure femminili a capo di aziende e di importanti settori amministrativi pubblici, in posti di lavoro prima di solo ed esclusivo appannaggio maschile (forze dell’ordine, autotrasportatori, consigli di amministrazione, servizi di pubblica utilità ecc. ecc.); negli uffici privati e pubblici la stragrande maggioranza è ormai costituita da donne, ma soprattutto nella politica il fenomeno ha rivestito carattere di massima diffusione. Gli scranni parlamentari non sono stati mai tanto occupati da donne, pochissime delle quali provengono peraltro da una corretta, e quanto mai auspicabile gavetta politica.  Le nefaste ricadute del “porcellum”, che ha permesso l’elezione di parlamentari non eletti dal popolo (“eletti”-non eletti, imposti dai partiti),  le “quote rosa”, lo sfruttamento bieco di carrierismi al femminile da parte di certi leader politici, hanno permesso a un nugolo di donne, spesso dalle dubbie capacità, di “stabilirsi” nel “transatlantico” o comunque nei “palazzi” del potere, e in molti casi scavalcando “colleghi” dell’altro sesso, discriminati così dalle maggioriopportunità(certamente in questo caso alquanto “dispari”) che l’immagine al femminile concede, di questi tempi, rispetto a quella maschile.

Non basta tenere sempre sgranati gli occhi per arrogarsi il carisma di ministro della Repubblica o comunque di attribuirsi in automatico la valenza di merito politico quando, sino al giorno prima delle elezioni, si calca il palcoscenico nel tentativo di scalare la carriera dello spettacolo nel ruolo di “ballerina”. La gente, tutta la gente, non riesce neanche a immaginarsi trasformazioni tanto radicali senza fare della ovvia dietrologia, magari scorretta, ma pur sempre più che comprensibile nella logica della natura umana.

Non basta cambiare look e mostrare gratuita aggressività nei confronti degli avversari politici, per dimostrare di avere capacità politiche anziché di intrattenimento.

Insomma, va benissimo che il potere vada anche alle donne, ma solo quando queste si dimostrino realmente capaci di meritarlo e di gestirlo e, comunque, mai scavalcando (se non calpestando) i diritti e i valori di uomini dalle stesse prerogative …. che “par condicio” sia, ma da tutti i punti di vista, non solo da quello femminile.

Sono certo che mi inimicherò tutte le donne “in carriera”, ma proprio in quanto non sono minimamente coinvolto da queste problematiche (non faccio politica e la mia carriera professionale converge ormai verso il pensionamento) mi permetto di invocare, forse per primo e nella piena libertà di pensiero, che costituisce pur sempre un diritto di tutti (quindi pure degli individui di sesso maschile), le PARI OPPORTUNITA’” anche per tutti gli uomini, ormai troppo spesso discriminati in tutti gli ambiti, non ultimo quello relativo alle separazioni e ai divorzi, nel quale la figura femminile viene sempre anteposta a quella maschile, in un contesto eccessivamente protettivo e garantista che spesso finisce con l’annullare persino la dignità sociale dei mariti.

P.S.: questa nota è stata inviata anche al Presidente della Repubblica Italiana Signor Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio Signor Enrico Letta.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

3 commenti su “Le Pari opportunità ora invocate dagli uomini

    admin

    (02/06/2013 - 10:24)

    Risposta a una lettrice di altra pagina Facebook che fa rilevare (correttamente) come i tempi per mettere un uomo nel ruolo di Ministro delle Pari Opportunità siano legati alla reale eliminazione delle discriminazioni nei confronti delle donne: << Pienamente d'accordo sul concetto che i tempi non sono ancora maturi per mettere un uomo a capo del Ministero delle Pari Opportunità, occorre prima che tutte le discriminazioni contro le donne spariscano definitivamente. Ma non è quello il vero poblema, è stato evidenziato solo un dato di fatto che, comunque, può anche prolungarsi nel tempo senza alcuna polemica da parte maschile. La questione è che in atto vengono perpetrate evidenti disparità nei confronti degli uomini proprio nel tentativo di correggere il "tiro" in favore delle donne, fino a oggi realmente vittime di trattamenti ostili e discriminatori; ma non si può negare che si tratti di analoga ingiustizia rettificare un errore compiendone un altro di segno diametralmente opposto. Nell'articolo si parla di politicanti al femminile che si trovano ancora nel Parlamento senza essere state elette e senza aver fatto un briciolo di gavetta politica per meritare quel posto nella casta. Per tutte le altre donne questo va bene? Non crediamo che la faccenda sia accettabile da qualsiasi lato la si guardi, specialmente se, per ottenere quel ruolo, quelle donne hanno triturato e massacrato i diritti e i meriti di uomini rimasti fuori dai giochi per favorire questo genere di "quote rosa". Le pari opportunità devono riguardare TUTTI. >>

    Rino P.

    (02/06/2013 - 10:34)

    Anche nell’affido dei bambini di genitori che si separano in Italia le donne son privilegiate rispetto ai papà. E questa non è pari opportunità!

    admin

    (14/06/2013 - 13:39)

    14/6/2013. Vedete che avevamo ragione? I nemici delle donne sono altre donne; nessun uomo avrebbe mai detto contro Cécile Kyenge “ma nessuno la stupra?”, e non certo perchè si tratta di un Ministro della Repubblica, ma proprio perchè donna in quanto tale. Dolores Valandro appartiene per anagrafica al sesso femminile, tuttavia sputa veleno contro un’altra donna. Donne! Guardatevi dalle altre donne!

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