Bertrand Russell disse: “Uno dei difetti dell’educazione superiore moderna è quello di essere diventata troppo esclusivamente un allenamento per l’acquisizione di certe particolari abilità, mentre trascura di allargare la mente e il cuore educandoli all’osservazione imparziale del mondo”.
In parole povere, la classe dei nuovi educatori e dei nuovi insegnanti è più portata a esibire le proprie capacità tecniche, in una sfida continua sulla competitività fra colleghi, piuttosto che a alla reale comprensione umana delle difficoltà cui sta andando incontro la generazione dei nostri giovani.
Per l’intera società è questo il problema cruciale di inizio millennio: ogni individuo è spinto soprattutto alla propria autoesaltazione, e lo sfrenato desiderio di protagonismo sta distruggendo quanto di buono si tenti di costruire dalla base popolare.
D’altra parte gli stilemi universalmente proposti sono sempre gli stessi per tutti noi: la competitività, il successo, la supremazia e si parla solo di “vincere le sfide” che ci vengono proposte giornalmente o le “scommesse” che la nostra “agonistica” comunità ci lancia periodicamente senza limiti di continuità.
Quando torneremo con i piedi sulla terra e riusciremo a capire la futilità morale di questa corsa verso il nulla, forse potremo ricominciare a “crescere” tutti insieme.