Il settore della “sanità” in Italia nel corso degli ultimi 10 anni, specialmente dopo “l’avvento” del celebre governo tecnico di mario monti con la sua “spending review“, è stato il più colpito dai tagli della spesa pubblica.
In un articolo dell’ “ansa.it” dell’11 giugno scorso (cliccare qui per leggerlo), vengono quantificati in ben 37 miliardi gli euro sottratti alla pubblica sanità dal 2010 al 2019, anche se, calcolando in quasi 9 miliardi l’incremento del fabbisogno sanitario nazionale alla fine i tagli effettivi risultano pressoché pari a 28 miliardi, una cifra enorme che spiega da sola le attuali problematiche dell’intero Servizio Sanitario Nazionale italiano.
Purtroppo, da quando l’economia italiana è messa sotto scacco dall’austerità della policy comunitaria per il noto motivo del “debito pubblico” (che noi di Striscia la Protesta abbiamo sempre ritenuto essere piuttosto un ottimo alibi per sottomettere l’autonomia economico-politica del nostro Paese alle aspirazioni di supremazia continentale di certi membri dell’ue, soprattutto Germania e Francia), il servizio sanitario è stato ferito, tranciato e mutilato dai tagli governativi in quanto ritenuto il principale “colpevole” dei maggiori sprechi nell’ambito della spesa pubblica italiana, ma voi ritenete che sia veramente così?
Sta di fatto che oggi come oggi i medici in Italia sono sempre di meno, sono stati perfino richiamati dottori andati in pensione, molti ospedali vengono chiusi, i giovani laureati in medicina preferiscono emigrare in altri Paesi per avere un trattamento economico migliore e maggiori garanzie contro gli “assalti”, anche legali e talvolta assurdi e speculativi, di malati e di loro parenti, che si ritengono lesi dalla cattiva gestione del Servizio Sanitario Nazionale.
A questo occorre aggiungere anche che i livelli essenziali di assistenza (LEA), che sono le prestazioni e i servizi che l’SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di ticket, finanziate tramite le risorse pubbliche raccolte con le tasse (che invece la comunità europea ci impone di utilizzare maggiormente per la riduzione del debito pubblico), finiscono per risultare insufficienti e malgestite.
In conclusione vi consigliamo vivamente di non ammalarvi, per non sovraccaricare troppo il nostro miserrimo Servizio Sanitario pubblico, per non disturbare le imposizioni della “splendida” comunità europea in fatto di gestione delle nostre risorse economiche nazionali (che devono essere destinate esclusivamente al ridimensionamento dell’economia italiana rispetto a quelle tedesche e francesi con l’alibi della riduzione del debito pubblico) e soprattutto per non “spaventare” quei pochi medici del settore pubblico che sono rimasti a lavorare in Italia … non vorremmo certo che in un prossimo futuro i barconi di migranti, stavolta pieni di dottori, partissero dai porti italiani (sempre aperti in uscita) per tentare di approdare in Francia; probabilmente però, anche in tale circostanza, i nostri vicini francesi ce li rimanderebbero indietro a Ventimiglia.