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Hikikomori da covid19

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Hikikomori in giapponese vuol dire “stare in disparte“; vengono chiamati così coloro che  decidono di ritirarsi dalla vita sociale restando chiusi nella propria abitazione per molto tempo e senza nessun contatto diretto con il mondo esterno.

In Giappone il fenomeno  riguarda soprattutto i giovani dai 14 ai 30 anni e fino a poco tempo fa sembrava molto circoscritto in occidente. 

Ma il tempo porta sempre qualche sorpresa e oggi, dopo le quarantene per il covid19 (preferiamo non usare la parola lockdown, il solito odioso termine inglese che i media italiani vorrebbero imporci come sempre), tanta gente, non solo i giovani, si ritrova in preda a uno strano disagio: quello di uscire da casa affrontando nuovamente la vita schizofrenica di pochi mesi fa, tutto l’esatto contrario della massa popolare che invece non ce la fa più a vedersi rinchiusa dentro quattro mura.

Certo forse sono in pochi a subire questa sindrome, ma per quanto rari possano essere questi casi, il fenomeno esiste e può essere equiparato alla “sindrome di Stoccolma“, uno stato psicologico che sviluppano certe vittime di sequestro di persona, o comunque persone detenute contro la propria volontà, generando un strano rapporto di complicità con il rapitore. Nel nostro caso il sequestratore diventa l’abitazione stessa nella quale si è stati costretti a vivere per tanto tempo senza alcuna soluzione di continuità, finendo poi per attaccarsi tanto alla casa da non volerne più uscire. Superare la porta d’ingresso incute una forma di panico, come per i malati affetti da agorafobia, e il proprio appartamento diventa un rifugio, una protezione totale dalla follia che quest’epoca, distrutta dal consumismo e dall’iperattività più estrema, ha portato nelle nostre vite.

Gli hikikomori occidentali sono destinati però a crescere, anche questa è una forma di contagio, perché chi ha assaporato la serenità casalinga tende a influenzare, psicologicamente in questo caso, gli incerti ancora afflitti dall’amletico dilemma “se sia meglio soffrire fuori i colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna o chiudersi in casa contro un mare d’affanni e, opponendosi, por loro fine?

Si tratta di un segno tuttavia ancora sommerso che si svilupperà in futuro, successivamente al nevrastenico “liberi tutti” che caratterizzerà purtroppo questo mese di maggio 2020, con tutti i rischi connessi. 

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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