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Chi non salta è della Lazio

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Ci si chiede in questi giorni se sia corretto inginocchiarsi all’inizio di una partita di calcio per manifestare pubblicamente “qualcosa” al mondo che sta osservando.

Qui non si sta a discriminare su ciò che fa oggetto dello strano cerimoniale, piuttosto se sia corretto mostrare poca condivisione nel momento di farlo.

Se si inginocchia una squadra per intero e perfino la terna arbitrale, viene dato a chi osserva un segnale ben preciso, e coloro che restano in piedi, magari solo perché non messi al corrente in tempo giusto sulle motivazioni, finiscono con l’essere “messi al bando” dall’opinione pubblica che si fa probabilmente un’idea sbagliata su quell’astensione. Quando poi l’argomento è così grave come il razzismo, allora il rischio è anche quello di stigmatizzare la protesta e rendere risibile il gesto che vorrebbe invece segnalare uno sdegno ritenuto universalmente sacrosanto contro questo fenomeno.

D’altra parte c’è anche chi fa osservare che non può e non deve essere considerato “razzista” chi decide di non aderire all’atto simbolico, magari solo per non conoscerne i reali dettagli. Visto che stiamo parlando di episodi agli interni degli stadi di calcio viene subito in mente quel “segnale” delle tifoserie romane che si mettono a saltellare sulle tribune urlando: “CHI NON SALTA E’ DELLA LAZIO”  … e come la mettiamo con i romanisti affetti da sciatica o magari costretti sulla sedia a rotelle? Saranno costretti a tifare per la Lazio per forza di cose? Perché l’appartenenza a un gruppo deve essere “dimostrata” solo dimostrando che gli altri ne sono fuori?

Insomma: la protesta contro le discriminazioni finisce col discriminare essa stessa; ci si chiede dunque se sia giusto adottare atti simbolici tanto plateali che poi finiscono col generare ulteriori divisioni nell’opinione pubblica, già divisa praticamente in tutto.

Ma nel caso della protesta del mondo del calcio contro il razzismo la domanda che dobbiamo farci è invece: ma un pubblico atto simbolico (qualsiasi esso sia) cosa rappresenta veramente? Appartenenza a una corrente di pensiero o dichiarazione personale di desiderio di cambiamento? Se riusciamo a trovare una giusta risposta allora possiamo decidere con lucidità se “schierarci” pro o contro … gli indecisi ci stanno ancora pensando, gli altri si sono fatti convinti di avere le idee chiare.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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