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La maestrina dalla penna giallorossa

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La vittoria della Roma nella Conference League (una volta chiamata più semplicemente Coppa delle Fiere) ha registrato, fra i tanti episodi di civili e legittimi festeggiamenti, anche un’incredibile forzatura in una classe elementare della Capitale (scuola elementare Caterina Usai).
Secondo l’agenzia Adnkronos i bambini sarebbero stati costretti dalla maestra, in pieno delirio da esaltazione didattica, a intonare fra i banchi la celebre canzone “Grazie Roma” di Antonello Venditti, che in un contesto infantile che può prevedere la presenza di bambini affezionati ad altri colori calcistici, può facilmente apparire una sorta di violenza concettuale o, peggio ancora, di bullismo dottrinale. Presupponiamo che la maestra, sarebbe gravissimo il contrario, sul momento non abbia riflettuto molto sulla forzatura (chiamiamola eufemisticamente così) che stava mettendo in atto sui suoi alunni, tuttavia riteniamo, considerando anche che qualche bambino pare abbia pianto per lo sconforto, che questo fenomeno sia da stigmatizzare.
Uno dei nostri Autori, Alessandro Vizzino, al riguardo ha dichiarato con estrema fermezza:

Premessa chiara e tonda: qui nulla c’entra il calcio, né il tifo, né la Lazio o la Roma. Chiarito questo, se le cose sono andate come tutti i quotidiani descrivono all’unanimità e i video testimoniano (e non vedo perché dovrebbero mentire tutti, in coro), questa pseudo-insegnante dovrebbe già essere a casa per sempre, in un Paese onesto.

Ma noi non viviamo in un Paese onesto, si sa, né tanto meno pensante, e questa “maestrina dalla penna giallorossa”, dunque, sarà senza dubbio ancora al suo posto, pronta a perpetrare di nuovo i propri crimini intellettuali sui bambini a lei affidati, che non hanno difesa alcuna dalle derive dittatoriali dell’indottrinamento coatto.

Perché è ovvio che in una classe ci sono solo romanisti, ma è altrettanto palese che ci siano soltanto comunisti, oppure cristiani o, meglio ancora, ariani. Si arriva a questo per due ragioni essenziali, purtroppo. La prima è, evidentemente, la scarsa lucidità mentale di questa maestra e di chi l’ha messa (e tuttora lasciata) nel ruolo che riveste. La seconda, è la perdita continua di misura, che è ancora più aberrante, oltre che patetica, quando si sgancia dalla realtà e si offre a ciò che di più frivolo possa esistere. Con buona pace dei bambini intellettualmente seviziati, delle loro famiglie, di questa società di deficienti cronici e di tale incosciente che ancora insegna ai propri alunni le sue particolari interpretazioni dei concetti di “libertà”, “scelta”, “individualità” e “rispetto”.

Autore dell'articolo: Alessandro Vizzino

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