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Il destino, oppure il corso degli eventi – sua versione laica e razionalista – a volte giocano a creare coincidenze, intrecci, scherzi, sovrapposizioni, e se in queste sincronie qualcuno ritiene di poterci leggere tracce dell’ordine metafisico del cosmo, per molti altri esse possono “semplicemente” rappresentare interessanti spunti di riflessione.
Così a qualcuno avrà fatto pensare che negli stessi giorni celebriamo la morte di un uomo molto buono, e la cattura di un uomo molto cattivo. Entrambi ammalati della stessa malattia. Ma collocati agli estremi più distanti da immaginare riguardo alla visione del mondo di cui hanno fornito ampie e inequivocabili prove e alle opere che di questa visione costituiscono la coerente conseguenza.
Uno ha applicato il Vangelo alla lettera, l’altro l’ha negato nel modo più brutale e radicale. Uno ha messo il suo ego al servizio degli altri, l’altro lo ha reso potente massacrando gli altri. Uno viveva spesso in un povero eremo all’interno di una grotta cercando l’infinito nell’essenziale, l’altro viveva in covi lussuosi circondandosi di beni costosi effimeri e voluttuari. Uno proteggeva la vita degli ultimi, l’altro la distruggeva.
Il destino – ma potete sempre chiamarlo il corso degli eventi, se più vi aggrada – questa volta non ci consente facilmente di uscire da una sorta di retorica manichea, obbligandoci quasi – a me arriva così – a considerare la stridente e incommensurabile diversità di queste esistenze, i modi unici e complessi attraverso i quali le loro vicende si sono declinate in terra, le differenti conseguenze delle loro scelte.
E anche la maniera con la quale la gente ha accompagnato la fine della loro traiettoria esistenziale, in un caso fisica, nell’altro simbolica. Il primo tra le lacrime e la profonda gratitudine e commozione, con il tributo di affetto e devozione di un intero popolo, il secondo tra gli applausi di compiacimento e soddisfazione per la sua cattura, che gli ha impedito di ricevere cure indispensabili.
Fatti come questi se qualcosa sussurrano alla nostra parte più profonda e intima, è che il male e il bene sono chiaramente distinguibili e se le vite di questi personaggi rappresentano una sorta di radicalizzazione parossistica di queste polarità, ci ricordano anche che le nostre minute e ordinarie esistenze quotidiane richiedono la costante discriminazione, la scelta accorta e consapevole, lo sguardo chiaro e attento verso le potenzialità di bene e di male che di continuo ci pertengono.
Questo a me ha fatto pensare lo strano e indefinibile accostamento tra questi percorsi umani così abissalmente divergenti: la necessità che nella nostra coscienza, nel nostro cuore e nella nostra mente si realizzi sempre lo sforzo per distinguere le cose buone da quelle cattive, riconoscerle e valutarne appieno gli effetti inevitabili. Di fronte a personaggi così gloriosamente eroici o cosi’ tragicamente disumani, noi cogliamo in modo vivido la vitalità di un’etica senza compromessi dove non vi può essere posto per relativismi e ambiguità e dove possiamo realizzare con gioia che il benessere nostro e quello di tutti coloro che incontriamo nel nostro cammino coincidono pienamente.
Questo ho pensato in questi giorni: come sia importante fare bene, pensare bene, stare bene.