Ma come si fa a negare il “genocidio” in Palestina con oltre 43.000 civili assassinati?
Quel che è peggio è che questa negazione (ascoltate per esempio le dichiarazioni della signora Segre) arriva proprio dai sopravvissuti a un altro storico genocidio, certamente più macroscopico, ma pur sempre di un eccidio di massa si tratta. La parola “genocidio” non è protetta da copyright e pertanto può essere utilizzata anche per altri crimini dell’umanità diversi dalla shoah (e d’altra parte nella storia dell’umanità purtroppo se ne contano tantissimi). Cambiano i numeri, ma anche la “platea” delle vittime; minori le vittime Palestinesi ma su una popolazione totale molto più modesta di quella ebrea massacrata nel secolo scorso. Le percentuali ogni giorno sembrano avvicinarsi fra loro; in Palestina si sta arrivando quasi al 5% di morti dell’intera popolazione. E non è un genocidio? Certo, mascherando la follia omicida con la ricerca degli ostaggi israeliani e l’ineccepibile volontà di distruggere l’organizzazione terroristica “hamas“, si prova a far apparire un’azione militare spropositata e rabbiosa come un atto di “difesa”, ma così non è, e lo sappiamo benissimo tutti, inutile nascondersi dietro le dichiarazioni di parte, la reale volontà dell’attuale governo d’Israele è quella di annientare l’intera Popolazione Palestinese.
Lo sterminio della shoah è stato il più grande orrore del XX secolo, ma che i sopravvissuti si schierino con i moderni carnefici di un’altra Popolazione è proprio INAMMISSIBILE.
In merito alleghiamo di seguito, condividendolo in pieno, il testo del post odierno (23 maggio 2024) di Alessandro Di Battista sulla sua pagina di Facebook.
“Vorrei dire con rispetto e garbo alla Signora Segre che non è affatto una bestemmia parlare di “genocidio” da parte israeliana nei confronti dei palestinesi. Tant’è che Israele è a processo proprio per genocidio (denunciata dal Sudafrica un paese che di odio, razzismo e persecuzioni se ne intende) presso il Tribunale Internazionale di Giustizia, ovvero il massimo organo giudiziario dell’ONU. Non solo, la procura di un’altra corte, la Corte Penale Internazionale, corte riconosciuta da 124 paesi tra i quali l’Italia, ha chiesto l’arresto del premier israeliano e del ministro della difesa per crimini contro l’umanità tra i quali l’utilizzo della fame come arma di guerra.
La sola bestemmia è il silenzio e una sorta di peloso giustificazionismo, al quale assistiamo sui media dall’8 ottobre (giorno in cui è iniziato il tentativo di pulizia etnica a Gaza da parte dei terroristi in divisa israeliani) del massacro di bambini palestinesi.