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Cos’è il rispetto?

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chapeau

Rispetto” è una parola misteriosa in quanto ormai in totale estinzione; nessuno ne comprende più il vero significato, quello originale.

 

La più comune delle interpretazioni, infatti, è purtroppo legata a due dei peggiori fra i suoi sinonimi: la deferenza e la devozione.

Definire la parola “rispetto” per un italiano d’altri tempi significava dare valore ai rapporti interpersonali fra persone oneste, sincere, magari colte senza risultare presuntuose, possibilmente morali senza apparire mai bigotte.

L’antico e vero significato di “rispetto” era uno dei valori dell’umanità, che si è estinto dopo la seconda metà del secolo scorso, chissà, forse risucchiato da forze aliene dentro il “buco dell’ozono” e poi disperso nel cosmo.

Oggi infatti il “rispetto” si manifesta solo in certe frange deviate della popolazione autoctona, nella sua versione alterata di “deferenza” verso un personaggio qualunque, totalmente privo di qualità, talenti o capacità, che si muove con prepotenza e arroganza nell’illegalità, ma in certi casi anche all’interno della casta legalmente dominante, facendosi vigliaccamente scudo di tanti sciocchi accondiscendenti che sperano di trovare nel loro dubbioso futuro qualche vantaggio, proprio manifestando pubblicamente questa loro miserrima adorazione verso il cosiddetto “boss” o “onorevole” che sia.

Ovviamente il “rispetto” non è assolutamente ciò che ho descritto prima, e tutte le istituzioni italiane, a partire dallo stato per finire con chi dovrebbe amministrare localmente i servizi pubblici, si sono allineate  nella interpretazione deformata del nuovo concetto di “rispetto”.

Lo stato (sempre quello con la s minuscola) dovrebbe portare “rispetto” ai Cittadini onesti, al Popolo Sovrano, a TUTTI i Contribuenti che, pagando le tasse e i balzelli imposti spesso in modo eccessivo, permettono l’esistenza stessa di un governo centrale e di una strapagata casta dominante che si ritiene “padrona” assoluta del territorio e di tutti i suoi occupanti.

Lo stato italiano, i governatori delle regioni, i comuni, i sindaci, le aziende municipalizzate, gli impiegati comunali (compresi i vigili urbani) non hanno rispetto per il Popolo Italiano quando:

  • Impongono con la forza e gli inganni la loro stessa presenza negli organi di potere;
  • Estorcono denaro alla Popolazione con l’arma della “legalità” senza poi reinvestire quello stesso denaro in opere o servizi di pubblico beneficio (tasse inique, autovelox, balzelli, rilettura con reinterpretazione di convenienza delle Leggi in vigore, equitalia, ecc. ecc.);
  • Operano scelte politiche non condivise dalla maggioranza del Popolo sovrano, obbligandole con accordi, spesso immorali e ignobili, sottoscritti di nascosto fra protagonisti del governo.
  • Siedono quotidianamente sul loro scranno lavorativo istituzionale nella convinzione di poter alterare liberamente e autonomamente quelle regole che, scritte da altri ben più qualificati, sono state storicamente accolte e accettate da quel Popolo che poi viene gravemente danneggiato da questo genere di “iniziative”.
  • Sfruttano il loro ruolo, spesso indegnamente conquistato, per scambiare favori con denaro da utilizzare poi a proprio uso e consumo;

Uno stato che non “rispetta” il proprio Popolo, vessandolo invece di governarlo, prendendolo in giro invece che informarlo correttamente, non è uno Stato, non è una Nazione civile, è piuttosto un guazzabuglio di scriteriati oligarchi da “armata Brancaleone”.

Lo Stato dovrebbe essere più bello, dovrebbe essere contemporaneamente il padre e la madre di tutti noi, una Istituzione cui rivolgersi per essere aiutati, non perseguitati.

Lo stato italiano, in questi ultimi anni, ha dimostrato una totale mancanza di rispetto nei confronti del proprio Popolo, e la volontà manifestata da alcuni suoi componenti nel voler stravolgere quella stessa Costituzione, peraltro tanto idolatrata nel recente passato (vedi spettacolo di Benigni “sponsorizzato” da napolitano) e che per oltre mezzo secolo è stata garante dei diritti di tutti i cittadini e della grande civiltà della nostra Patria, ci dimostra invece quanto poco “rispetto” ci viene esternato dalla nostra attuale classe politica.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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