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Lo Zampalermo destinato alla serie B

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Palermoinb

Riceviamo da qualche mese numerose lettere di protesta per il pessimo campionato del Palermo Calcio di quest’anno.

Ovviamente, e non poteva essere altrimenti, al centro di tutte le polemiche c’è il Presidente Zamparini, non la squadra, non i giocatori, non i 4 allenatori che si sono alternati in panchina in questo campionato 2016/2017  frazionandone così in egual misura le responsabilità. L’obiettivo della protesta è esclusivamente il Presidente, perché?

Mettendo da parte tutto il bene che in passato (non recente) ha fatto il Presidente per questa squadra, ora il suo intento appare quello di voler piantare baracca e burattini, peraltro l’ha detto più volte lui stesso.

Ma allora perché non agisce coerentemente vendendo la Società e preferisce piuttosto massacrarla con le proprie mani come facevano certi padri con certi figli in certe tragedie greche?

Sembra che ai Palermitani non disturbi tanto la verità quanto le “sceneggiate” appositamente imbastite per coprirla.

Si chiedono tutti: “Ma se hai deciso così, non fare finta di mantenere in vita qualcosa destinata invece al macero, meglio l’eutanasia che una lenta agonia“.

Zamparini purtroppo segue i “dettami” di quest’epoca di falsità portata all’estremo; la verità mai, piuttosto una prolungata presa in giro nei riguardi di centinaia di migliaia di sinceri appassionati, ma anche di allenatori cascati nella rete delle sue menzogne, come se i tifosi fossero tutti allocchi e deficienti.

Questa è purtroppo è la triste realtà di questo nuovo millennio, l’apparenza deve sempre nascondere il vero intento; così è nella politica, nei rapporti sociali e perfino nei social network.

Ma Zamparini dovrebbe capire una buona volta che questo suo giochino è ormai troppo palese per essere ancora nascosto dietro i continui cambi societari. Ricordate cosa avvenne nella stagione 2012/2013, l’anno dell’ultima retrocessione? Dopo una salvezza miracolosa nel precedente campionato con i gol di Miccoli, che avevano impedito a Zamparini di retrocedere già nel 2012, l’oculato presidente si premurò di svendere mezzo parco giocatori (i migliori ovviamente) per non acquistare nessuno. Aveva dentro ancora Vasquez e Dybala, ma non erano ancora esplosi. Così la retrocessione arrivò inevitabilmente.

Il giochetto si è ripetuto nelle due ultime stagioni. Tutti gli attaccanti venduti nel campionato 2015/2016 con il solo acquisto dell’anziano Gilardino che “inaspettatamente” segna 10 gol e il Palermo si salva nell’ultima partita. Anche in questo caso il presidente, sempre più oculato si “mette il ferro dietro la porta” e vende subito Gilardino e TUTTI gli attaccanti rimasti mandando in prestito alla Ternana persino il ventenne La Gumina che tanto bene aveva fatto nella squadra Primavera (Miglior giocatore e capocannoniere del Torneo di Viareggio).  Si tiene Nestorovski solo per non perdere la faccia, ma avrà di certo pronto il contratto di vendita per fine campionato. Una squadra che milita in serie A non può affrontare un campionato senza attaccanti, uno solo non basta di certo, ce ne vogliono almeno 4 anche per il turnover, le possibili squalifiche e gli inevitabili infortuni. Zamparini questo lo sa benissimo … ma quest’anno VUOLE ANDARE ASSOLUTAMENTE IN SERIE B.

Allora perché fingere una partecipazione del Palermo al calciomercato di riparazione di gennaio per non acquistare praticamente nessuno (SilvaSunjic – peraltro difensore – non sembrano proprio all’altezza della situazione, occorrevano giocatori già rodati nella massima serie italiana), anzi privandosi pure di Bentivegna (altro ottimo primavera, capocannoniere a Viareggio nel 2015 e già più volte in prima squadra) ceduto in prestito all’Ascoli e di Quaison al Mainz, nonostante sia stato l’unico a segnare qualche rete oltre a Nestorovski.

Insomma Zamparini pare sia stato colpito da idiosincrasia per gli attaccanti, non li sopporta proprio più; è arrivato a privarsi nel 2015 di un certo Belotti, svenduto al Torino per circa 7 milioni. Nonostante vanti grandi capacità imprenditoriali, sembra che in questo caso il numero uno del Palermo non abbia fatto un grande affare, considerando che il calciatore già allora valeva per dieci volte di più e che oggi il buon Cairo ha messo una clausola rescissoria per il giocatore di ben 100 milioni di euro.

La subentrata fobia per gli attaccanti, che in passato sono stati il fiore all’occhiello delle presidenze Zamparini anche nel Venezia oltre che nel Palermo (ricordiamo fra tutti: Recoba, Maniero, Toni, Amauri, Cavani, Di Michele, Makinwa, Pastore, Miccoli, Pinilla, Hernandez, Dybala, Belotti, Gilardino), sembra che stia portando all’implosione tutto ciò che di buono ha fatto l’imprenditore friulano per il calcio italiano, e palermitano in particolare, in questi ultimi vent’anni.

Peccato! Perché la storia dello sport non è fatta solo di ricordi e di business, ma anche di cuore, di passione e soprattutto di coerenza di idee; la schizofrenia lasciamola ai politici incapaci e ai manager saccenti.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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