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Pubbliatrocità

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Da anni ormai è in corso una vera e propria competizione, fra i pubblicitari di tutto il mondo, nella creazione degli spot televisivi più osceni, assurdi o volgari.

Ricordiamo ancora oggi lo scoiattolo petomane, il koala seduttore, Rocco Siffredi masticatore di patatine, i nani da giardino schifati dal cattivo odore della fognatura ecc. ecc. … insomma una vera e propria galleria di orrori televisivi generati in ossequio alla “regola” di marketing virale (inventata da chissà quale “genio”) secondo la quale è fondamentale “parlare anche male dello spot, ma basta che se ne parli per pubblicizzare al meglio un prodotto”.
Per noi questa idiozia ha la stessa valenza del postulato andreottiano che sentenziava che “il potere nuoce a chi non ce l’ha”.
Anche ammettendo che lo spot ridicolo, surreale o osceno possa restare impresso nell’immaginario collettivo, chi ci assicura che il prodotto, così “stranamente” pubblicizzato, resti ugualmente impresso nella memoria della massa popolare? I test e i sondaggi realizzati al riguardo, su campioni statistici estremamente ridotti ed elaborati con algoritmi altrettanto creativi quanto gli spot, non sono assolutamente significativi.
Chi si ricorda, per esempio, (senza barare cercando prima su Youtube) quale era il prodotto pubblicizzato dai nanetti da giardino che protestavano otturandosi il naso con le mani? Tutti ricordano solo la voce fuori campo che ansimava “puzza, puzza, puzza … che puzza!“, e qual’era la marca delle patatine sgranocchiate da Rocco Siffredi? (Pata, San Carlo, Lays, Pringles, Potato, Crik Crok, o qualche altra?).  Insomma, quando lo spot è scadente ci si ricorda solo la sua “essenza”, non di certo il nome dell’azienda che viene reclamizzata.
E lo stesso vale quando (mania questa fortunatamente in forte calo) i signori pubblicitari utilizzano strumentalmente l’attrazione sessuale per pubblicizzare prodotti commerciali che con il sesso non c’entrano proprio nulla.
Il re è dunque nudo, occorre ammettere, contro il pensiero di qualche “professorazzo” del marketing, che il brutto e il volgare non paga in termini pubblicitari, viene reclamizzata solo la creatività artistica delle agenzie, nessuno ricorderà realmente il vero prodotto da promuovere.
La foto di quest’articolo, altro esempio, è tratta da uno spot alquanto singolare (è un eufemismo ovviamente) che ci ha segnalato una nostra lettrice. Si tratta di una pubblicità della Visa-card, ma la gente ricorderà solo il cliente che, per pagare, rovista dentro i pantaloni e le mutande in cerca dei contanti (e non di qualche altra cosa, come si può pensare in un primo momento), la carta di credito pubblicizzata, nel futuro, potrebbe trasformarsi, nella memoria dei telespettatori, anche in una Master-card, in una American-Express, in una Findomestic-Aura ecc. ecc..  E poi, chi ci dice che il signor cliente non utilizzi sempre la stessa tecnica per nascondere in “luoghi oscuri” anche la sua carta di credito invece dei contanti? Quindi sostituire il denaro liquido con la carta potrebbe anche non costituire una soluzione al “problema”, rendendo inutile lo spot.
Se volete visionare lo spot intero andate sulla nostra pagina Facebook.
L’abbinamento fra la scena dello spot e il prodotto pubblicizzato, quando il video è particolarmente brutto, resta solo nella testa dei creativi che l’hanno generato, è quindi controproducente ai fini promozionali.
Creativi di tutto il mondo … unitevi!  Fate solo roba di “qualità” … il brutto è brutto e tale resterà per sempre, senza mai ottenere l’effetto desiderato.

Autore dell'articolo: admin

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